Cesare Battisti

 

C.Battisti e F.Filzi prigionieri a Monte Corno C.Battisti in divisa da alpino C.Battisti all'uscita del tribunale dopo la condanna a morte.

 

 I1 12 luglio del 1916 un soldato italiano di 41 anni viene condotto al patibolo dai gendarmi del decadente impero austro-ungarico. Quell'uomo si chiama Cesare Battisti. Prima di essere impiccato lancia un grido solo:"Viva l'Italia!". Da questo esatto momento un nome in più nella lista degli eroi della nostra Patria entra di diritto nelle coscienza di un popolo. E i suoi compatrioti,più avanti, avranno tutto il tempo per consacrarlo come un novello "santo" della romantica lotta per la libertà. Gabriele D'Annunzio,vedendo attraverso una foto propagandistica il modo con cui Battisti era andato a ,morire,commentò:"Non v'è potenza più nobile di quella testa levata sul collo rigido e di quello sguardo fisso nello splendore del sacrificio Si vede come Cesare Battisti,pur prima di morire, portasse nel suo volto quell'apparizione di bellezza morale che su la faccia dei martiri non si rivela compiutamente se non dopo il trapasso". I popoli che non hanno eroi,invertendo la citazione di Brecht, non esistono e se ci sono non ce ne accorgiamo. Questo che ci accingiamo a realizzare è semplicemente un omaggio a tutti coloro che hanno combattuto per noi. Martiri dimenticati,in maggioranza,che potranno trovare posto nel terzo millennio solo se continueremo a salvare tutto quello che di glorioso e di buono c'è stato nel passato. Beato allora quel popolo che non dimenticherà mai i suoi morti.

 

 LA STORIA

Cesare Battisti viene alla luce a Trento,il 4 febbraio del 1875. La sua regione,il Trentino, è  all'epoca sotto il dominio di Francesco Giuseppe ed è oppressa dalla miseria,da un tasso di emigrazione elevata e da una sudditanza di terzo piano rispetto alle popolazioni tedesche,ungheresi, slave ed austriache. Gli italiani infatti sono ritenuti solo uomini inferiori e non degni di una considerazione doverosa. Battisti cresce in questo drammatico contesto e diventando adulto inizia a credere nello sviluppo della sua cultura come mezzo di difesa e di riscatto. Nel 1893 si iscrive alle Università di Vienna e Firenze,nelle quali comincia a simpatizzare per il socialismo,inteso soprattutto come una fede civile,politica e morale,ereditaria,in parte, del movimento risorgimentale e di tutte le sue contraddittorie posizioni ideali. Marx in tutto ciò c'entra poco ed il Nostro si ritrova,nel 1894,a scrivere pagine di ammirazione per il poeta trentino e patriota Giovanni Prati in occasione del congresso della Lega Nazionale,una organizzazione nata per unire gli italiani vicini all'irredentismo. Sono le premesse per la pubblicazione della prima rivista socialista della sua regione,la "Rivista popolare trentina", che viene subito sequestrata ed interamente bruciata. Già nei suoi primi articoli Battisti, coraggiosamente,esteriorizza da subito il bisogno di affermare l'autonomia del suo territorio " per impedire lo sperpero e la distribuzione di tutte le forze materiali e morali". Con tenacia richiama inoltre tutti gli uomini sensibili alla causa nazionale per compattare in maniera definitiva la volontà di liberarsi dall'antico occupante. Così,nonostante i sequestri, Cesare si dedica,a Vienna,ad un quindicennale della sezione italiana del Partito Socialista democratico,"l'Avvenire",molto meno censurato dalle autorità austriache,particolarmente feroci nelle realtà come Trento piuttosto che nella capitale del grande impero. In questo contesto particolare l'idea di un accostamento tra socialismo e patriottismo non è del tutto velleitario. Scrive quindi Battisti: "L'idea della Patria appare sempre più bella e sublime purificata dal sacrificio di tanti eroi e martiri,ma il socialismo tende a spogliare il sentimento nazionale di quell'orgoglio barbarico che lo deturpa...Vuole che non si ripeta il nefando costume di onorare i propri grandi col detrarre quelli delle altre nazioni,che si riconosce l'eroismo e la magnanimità solo nei martiri della propria patria per coprire di contumelie gli eroi nazionali degli altri popoli". Giunge di questo passo l'ora delle passioni irrinunciabili. Cesare contribuisce a fondare "L'avvenire del lavoratore" (futuro direttore Mussolini),"Tridentum" (con il cognato Trener) e "La cultura geografica" (con Biassotti). Una particolare attenzione altresì va data alla realizzazione del "Popolo" (1900-1914),quotidiano socialista che vedrà tra le sue fila anche Benito Mussolini,il quale collaborerà anche in "Vita trentina" (1903-l911),supplemento educativo ed umanitario. Intanto Battisti si laurea e conosce a Firenze Ernesta Bittanti. I due si sposano nel 1899 e vanno ad abitare a Trento. Iniziano da questo momento le dure lotte politiche,tra le quali va ricordata quella per la costruzione di una Università di lingua italiana in Austria. Nel 1904 il governo austriaco arriva ad inaugurare una facoltà di legge completamente italiana a Innsbruk,ma alcuni nazionalisti pangermanici per l'occasione danno l'assalto al gruppo di studenti accorsi alla prima lezione. Risultato:un morto,138 italiani arrestati e la facoltà viene chiusa ad arte. Dopo almeno un decennio consumato ad organizzare e mantenere vivo lo spirito dell'italianità scoppia a Sarajevo la grana che fa esplodere d'un colpo tutti gli equilibri del mondo in modo irreparabile. Battisti apprende la notizia da fresco deputato della "Dieta del Tirolo". Il 12 agosto supera la frontiera e decide di affratellarsi a chi sta conducendo nel Regno d'Italia il tumulto dell'interventismo e dell'irredentismo. Intraprende con la sua Ernesta un viaggio in tutta la penisola facendo un'opera di proselitismo attuata attraverso materiale pubblicistico da lui stesso creato. Specie su "Il Secolo",tra l'ottobre ed il dicembre del 1914,scrive due articoli notevoli su Fiume e sull'entrata in guerra. Su quest'ultimo,intitolato "Ora o mai",c'è molto della passione civile di Battisti:"O saremo redenti ora-fa notare-o saremo dannati a sparire nella storia d'Italia… O si pensa a salvare Trento,e con essa a difendere la penisola,o si rinuncia per sempre ad avere un inespugnabile baluardo che assicuri alla penisola tutto il suo pacifico e civile progresso. Ora o mai!". Mussolini proprio in questi giorni è già animatore e direttore del "Popolo d'Italia". Cesare,suo vecchio amico,solidarizza col futuro Duce nel rafforzamento dei valori del movimento interventista,grazie ad un fronte culturale articolato che ha come obbiettivo la sconfitta della cieca retorica pacifista di molti riformisti socialisti. L'Austria,per conto suo,fa di tutto per non far entrare in guerra l'Italia. In cambio della neutralità il Regno,si dice,avrà terre e soldi. Battisti intuisce in tutto ciò una trappola ed il 15 maggio 1915 attacca:"Non sarebbero ceduti all'Italia territori che rappresentano il minimo indispensabile per garantire all'Italia un confine militare appena appena discreto". Nove giorni dopo il Ro Vittorio Emanuele III si pronuncia in favore del conflitto bellico. Cesare Battisti entra come volontario nel Battaglione "Edolo" da semplice fante. Poi finisce negli alpini sciatori "dell'Asinello". Diventa sottotenente e di seguito,con merito,tenente. Tuttavia la sua attività culturale non si esaurisce poichè ha il tempo di scrivere un volumetto,"Gli Alpini",nel quale si fa largo anche la famosa questione del Brennero,sull'italianità del quale il Nostro non ha dubbi. Non è vera quindi,parallela- mente a questa vicenda,la leggenda del Battisti contrario all'annessione dell'Alto Adige,polemica storica sulla quale si è creato uno dei più umilianti metodi di menzogna della storia,grazie anche alla pessima collaborazione della vedova Ernesta sulla rivista "Il ponte",di matrice azionista quanto bugiarda. I1 10 luglio del 1916 Cesare Battisti viene catturato con Fabio Filzi. Ritenuto colpevole di alto tradimento si difende dalle accuse con  uno dei più limpidi atti d'amore verso la propria terra. "Ammetto -dice- di aver svolto,sia anteriormente che posteriormente allo scoppio della guerra, in tutti i modi,a voce,in scritto,con stampati,la più intensa propaganda per la causa dell'Italia e per l'annessione a quest'ultima dei territori italiani dell'Austria, ammetto di essermi arruolato come volontario nell'esercito italiano proseguendo il mio ideale politico,che consisteva nell'indipendenza delle province italiane dell'Austria e nella loro unione al Regno d'Italia". La sua morte,all'interno del Castello del Buonconsiglio a Trento,è un punto di non ritorno,tanto da far scrivere ad un noto uomo di cultura austriaco,K.Krauss: "Si credeva di aver impiccato l'Italia,ma sulla forca in verità stava l'Austria".

 

 EPILOGO

 Cercando di essere poco retorici e risoluti allo stesso tempo abbiamo voluto assumere, orgogliosamente,i panni di chi,nel 2000,non vuole rinunciare a smuovere il testimone,la fiaccola,al di là del nostro tempo. Battisti fu certamente un martire,un socialista,un irredentista ed un giornalista di bello spessore. Ma fu in definitiva un italiano mai intriso d'odio e con una cultura della vita e del rispetto molto profonda e autentica. Di retorica,dal giorno della sua morte,ne abbiamo vista molta. Oggi però il rischio e quello di perdere i nostri miti e le nostre leggende nei vortici del villaggio globale,un mostro che tende ad ingoiare il passato, a comprendere il presente e a pensare al futuro senza considerarlo nella sua naturale speranza. Cesare Battisti in questo disordine si perde inevitabilmente,nella sua straordinaria figura,nei ritmi sconosciuti e nelle nuove ignoranze. Per questo non è importante trovare il suo nome nella toponomastica ufficiale della nostra città. I1 valore assoluto è quello di traghettarlo diversamente nell'avvenire di un popolo che sappia riconoscere i volti dei padri e dei progenitori. Un popolo moderno,dopo tutto,ma non omologato al presentismo e alla rimozione collettiva di ciò che è ritenuto "vecchio".