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Mi girai e per la prima volta vidi il mio profeta e salvatore, colui che mi avrebbe offerto le chiavi per redimere la mia vita dall’errore, il grande, temibile e vendicativo Miguel.
Aveva ancora una randello fumante in mano, accanto a lui svettava l’imponente sacca stomacale del suo fedele amico e compagno di atti vandalici Dippo Dippo Dippone, un cartello dietro di loro incorniciava il nome di quella disgraziata località turistica.
-Lido di Dante – scandii ad alta voce con fare cantilenante.
-Paese di Merda – aggiunse lui – Senti un po’ coglione vedi di non farti più trovare in una situazione del genere, che mica tutti i giorni ti posso salvare. Ma che cazzo ci facevi là in mezzo?
Così raccontai la mia lunga e sventurata storia con tutta la dovizia di particolari della quale essa necessita, facendo scaturire nell’animo di quei due supereroi caserecci, commozione e gioia, ragione e sentimento, orgoglio e pregiudizio, Stanlio e Ollio, Gigi e Andrea, Franco e Ciccio, Cochi e Renato ed in ultimo Bonolis e Laurenti (che faceva la Bavosa).
Miguel visibilmente segnato dalle mie rivelazioni, mi chiese se avessi voglia di entrare a far parte del suo gruppo, gli MM40, in vece di bassista-batterista. Io accettai. Tre mesi dopo venni silurato per incapacità manifesta.
Ora vivo in istituto psichiatrico a Mainsfield, North Carolina, e non è poi così male qua. Tutti i  dottori dicono che non potrò guarire dalla mia malattia, ma ogni giorno io mi alzo e combatto per  vincerla, perché dopo tutto non è importante che tu sia sano o malato, bianco o malato, nero o sano, naso o lamato, anbico o tolama, reno o asno, l’importante è che Sgrù ti vede. Sempre.


In fede
  Casone