LA OLIMPIADA
Personajes
LICIDA MEGACLE ARISTEA ARGENE AMINTA CLISTENE ALCANDRO |
Supuesto Príncipe de
Creta Amigo de Licida, Enamorado de Aristea Hija de Clistene, Enamorada de Megacle Dama Cretense, Enamorada de Licida Tío de Licida Rey de Scio Secretario de Clistene |
Contralto Soprano Contralto Mezzosoprano Soprano Barítono Bajo |
La acción se desarrolla en Olimpia, Grecia, en época mítica.
ATTO I Scena Prima (Fondo selvoso di cupa ed angusta valle, adombrata dall'alto da grandi alberi, che giungono ad intrecciare i rami dall'uno all'altro colle, fra' quali è chiusa) LICIDA Ho risoluto, Aminta; più consigli non vuo'. AMINTA Licida, ascolta. Deh, modera una volta questo tuo violento spirito intollerante. LICIDA E in chi poss'io fuor che me più sperar? Megacle istesso, Megacle m'abbandona nel bisogno maggiore. Or và, riposa sulla fè d'un amico. AMINTA Ancor non dèi condannarlo però. Breve cammino non è quel che divide Elide, in cui noi siamo, da Creta, ov' ei restò. L'ali alle piante non ha Megacle al fin. In tempo giungerà. Prescritta è l'ora agli olimpici giuochi oltre il meriggio, ed or non è l'aurora. LICIDA Sai pur che ognun, che aspiri all'olimpica palma, or sul mattino dèe presentarsi al tempio. Il grado, il nome, la patria palesar; di Giove all'ara giurar di non valersi di frode nel cimento. AMINTA Il so. LICIDA T'è noto ch'escluso è dalla pugna chi quest'atto solenne giunge tardi a compir? Dunque, che deggio attender più, che più sperar? AMINTA Ma quale sarebbe il tuo disegno? LICIDA All'ara innanzi presentarmi con gli altri. AMINTA E poi? LICIDA Con gli altri a suo tempo pugnar. Se a noi qui fosse Megacle giunto, a tai contese esperto, pugnato avria per me: ma, s'ei non viene, che far degg'io? Non si contrasta, Aminta, oggi in Olimpia del selvaggio ulivo la solita corona. Al vincitore sarà premio Aristea, figlia reale dell'invitto Clistene, onor primiero delle greche sembianze: unica e bella fiamma di questo cor; benchè novella. AMINTA Ed Argene? LICIDA Ed Argene più riveder non spero. Amor non vive, quando muor la speranza. AMINTA E pur giurasti tante volte... LICIDA T'intendo. In questa fole, finché l'ora trascorra, trattener mi vorresti. Addio. AMINTA Ma senti. LICIDA. Non, no. AMINTA Vedi che giunge... LICIDA Chi? AMINTA Megacle. LICIDA Dov'è? AMINTA Fra quelle piante parmi... No... non è desso. LICIDA Ah, mi deridi: e lo merito, Aminta, lo fui sì cieco, che in Megacle sperai. (Volendo partire) Scena Seconda MEGACLE Megacle è tecco. LICIDA Giuste dei! MEGACLE Prence. LICIDA Amico. Vieni, vieni al mio seno. Ecco risorta la mia speme cadente. MEGACLE E sarà vero che il Ciel m'offra una volta la via d'esserti grato? LICIDA E pace, e vita tu puoi darmi, se vuoi. MEGACLE Come? LICIDA Pugnando nell' olimpico agone per me, col nome mio. MEGACLE Ma tu non sei noto in Elide ancor? LICIDA No. MEGACLE Quale oggetto ha questa trama? LICIDA Il mio riposo. Oh Dio! non perdiamo i momento. Appunto è l'ora che de' rivali atleti si raccolgono i nomi. Ah, vola al tempio; di' che Licida sei. La tua venuta inutile sarà, se più soggiorni. Vanne. Tutto saprai, quando ritorni. MEGACLE Superbo di me stesso, andrò portando in fronte quel caro nome impresso, come mi sta nel cor. Dirà la Grecia poi che fur comuni a noi l'opre, i pensier; gli affetti, e al fine i nomi ancor. (Megacle parte) Scena Terza LICIDA Oh generoso amico! Oh Megacle fedel! AMINTA Cosi di lui non parlavi poc'anzi. LICIDA Eccomi al fine possessor di Aristea. Vanne, disponi tutto, mio caro Aminta. Io con la sposa, prima che il sol tramonti, voglio quindi partir. AMINTA Più lento, o prence, nel fingerti felice. Ancor vi resta molto di che temer. Potria l'inganno esser scoperto; al paragon potrebbe Megacle soggiacer. So ch'altre volte fu vincitor; ma un impensato evento so che talor confonde il vile e'l forte; né sempre ha la virtù l'istessa sorte. LICIDA Oh sei pure importuno con questo tuo noioso, perpetuo dubitar. Vicino al porto vuoi ch'io tema il naufragio? A' dubbi tuoi chi presta fede intera, non sa mai quando è l'alba o quando è sera. Quel destrier, che all'albergo è vicino, piè veloce s'affretta nel corso; non l'arresta l'angustia del morso, non la voce, che legge gli dà. Tal quest'alma, che piena è di speme, nulla teme, consiglio non sente; e si forma una gioia presente del pensiero che lieta saprà. (Licida parte) AMINTA Pria dell'esito ancor lieto si finge nell'ardente desio l'incauto amante; ed io per lui pavento, nella già ordita frode, qualche sinistro, e periglioso evento. Il fidarsi della speme, è un cercar affanni, e pene: ci lusinga, e poi ci inganna. Dell'inganno se ne accorge, benché tardi, l'alma afflitta; se ne pente, e se ne affanna. Scena Quarta (Vaste campagna alle falde d'un monte, sparsa di capanne pastorali. Ponte rustico sul Fiume Alfeo, composto di tronchi d'alberi, rozzamente commessi. Veduta della Città d'Olimpia in lontano, interrotta da poche piante, che adornano la pianura, ma non l'ingombrano. Argene, in abito di pastorella, sotto nome di Licori, tessendo ghirlande. Coro di Ninfe e Pastori, tutti occupati in lavori pastorali, e poi Aristea con seguito) CORO Oh care selve, oh cara felice libertà! ARGENE Qui se un piacer si gode, parte non v'ha la frode, ma lo condisce a gara amore e fedeltà. CORO Oh care selve, oh cara felice libertà! ARGENE Qui poco ognun possiede, e ricco ognun si crede: né più bramando, impara che cosa è povertà. CORO Oh care selve, oh cara felice libertà! ARGENE Senza custodi o mura la pace è qui sicura, che l'altrui voglia avara onde allettar non ha. CORO Oh care selve, oh cara felice libertà! ARGENE Qui gl'innocenti amori di ninfe... (s'alza da sedere) Ecco Aristea. ARISTEA Siegui, o Licori ARGENE Già il rozzo mio soggiorno torni a render felice, o principessa? ARISTEA Ah fuggir da me stessa potessi ancor, come dagli altri! Amica, tu non sai qual funesto giorno per me sia questo. ARGENE È questo un giorno glorioso per te. Di tua bellezza qual può l'età ventura prova aver più sicura? A conquistarti nell'Olimpico agone tutto il fior della Grecia oggi s'espone. ARISTEA Ma chi bramo non v'è. Deh si proponga men funesta materia al nostro ragionar (sede Aristea) Siedi, Licori: gl'interrotti lavori riprendi, e parla. Incominciasti un giorno a narrami i tuoi casi. Il tempo è questo di proseguirli. Il mio dolor seduci; raddolcisci, se puoi, i miei tormenti in rammentando i tuoi. ARGENE Se avran tanta virtù, senza mercede non va la mia costanza. (Siede) A te già dissi che Argene è il nome mio, che in Creta io nacqui d'illustre sangue, e che gl'affetti miei fur più nobili ancor de' miei natali. ARISTEA So fin qui. ARGENE De' miei mali ecco il principio. Del cretense soglio Licida il regio erede fu la mia fiamma, ed io la sua. Celammo prudenti un tempo il nostro amor; ma poi l'amor s'accrebbe, e, come in tutti avviene, la prudenza scemò. Comprese alcuno il favella de' nostri sguardi: ad altri i sensi no spiegò; di voce in voce tanto in breve si stese il maligno romor, che il re l'intese: se no sdegnò, sgridonne il figlio; a lui vietò di più vedermi, e col divieto gliene accrebbe il desio. Ebro d'amore freme Licida, e pensa di rapirmi e fuggir. Tutto il disegno spiega in un foglio: a me l'invia. Tradisco la fede il messo, e al re lo reca. È chiuso in custodito albergo il mio povero amante. A me s'impone che a straniero consorte porga la destra. Io lo ricuso. Altro riparo che la fuga o la morte al mio caso non trovo. Il men funesto credo il più saggio, e l'eseguisco. Ignota in Elide pervenni. In queste selve mi proposi abitar. Qui fra pastori pastorella mi finsi, e or son Licori. ARISTEA In ver mi fai pietà. Ma la tua fuga non approvo però. Donzella e sola cercar contrade ignote, abbandonar... ARGENE Dunque dovea la mano a Megacle donar? ARISTEA Megacle! (fra sé) Oh nome! (in alta voce) Di qual Megacle parli? ARGENE Era lo sposo questi, che il re mi destinò. Dovea dunque obbliar... ARISTEA Ne sai la patria? ARGENE Atene. ARISTEA Come in Creta pervenne? ARGENE Amor vel trasse, com'ei stesso dicea, ramingo, afflitto. Nel giungervi fu colto da stuol di masnadieri; e oppresso ormai la vita vi perdea. Licida a sorte vi si avvenne, e il salvò. Quindi fra loro fidi amici fur sempre. Amico al figlio, fu noto al padre; e dal reale impero destinato mi fu, perchè straniero. ARISTEA Ma ti ricordi ancora le sue sembianze? ARGENE Io l'ho presente. Avea bionde le chiome, oscuro il ciglio, i labbri vermigli sì, ma tumidetti, e forse oltre il dover; gli sguardi lenti e pietosi: un arrossir frequente, un soave parlar... Ma... principessa, tu cambi di color! Che avvenne? ARISTEA Oh Dio! Quel Megacle, che pingi, è l'idol mio. ARGENE Che dici! ARISTEA Il vero. A lui, lunga stagion già mio segreto amante, perché nato in Atene, niegommi il padre mio, né volle mai conoscerlo, vederlo, ascoltato una volta. Ei disperato da me parti; più nol rividi: e in questo punto da te so de' suoi casi il resto. ARGENE In ver sembrano i nostri favolosi accidenti. ARISTEA Ah s'ei sapesse ch'oggi per me qui si combatte! ARGENE In Creta a lui voli un tuo servo: e tu procura la pugna differir. ARISTEA Come? ARGENE Clistene è pur tuo padre: ei qui presiede eletto arbitro delle cose; ei può, se vuole... ARISTEA Ma non vorrà. ARGENE Che nuoce, principessa, il tentarlo? ARISTEA E ben, Clistene vadasi a ritrovar. (S'alzano) ARGENE Fermati; ei viene. Scena Quinta CLISTENE Figlia, tutto è compito. I nomi accolti, le vittime svenate, al gran cimento l'ora prescritta; e più la pugna ormai, senza offesa de' numi, della pubblica fé, dell'onor mio, differir non si può. ARISTEA (fra sé) Speranze, addio. CLISTENE Ragion d'esser superba io ti darei, se ti dicessi tutti quei, che a pugnar per te vengono a gara. V'è Olinto di Megara, v'è Clearco di Sparta, Ati di Tebe, Erito di Corinto, e fin di Creta Licida venne. ARGENE Chi? CLISTENE Licida, il figlio del re cretense. ARISTEA Ei pur mi brama? CLISTENE Ei viene con gli altri a prova. ARGENE (fra sé) Ah, si scordò d'Argene! CLISTENE Seguimi, o figlia. ARISTEA Ah, questa pugna, o padre, si differisca. CLISTENE Un impossibil chiedi: dissi perché. Ma la cagion non trovo di tal richiesta. ARISTEA A divenir soggette sempre v'è tempo. È d'Imeneo per noi pesante il giogo; e già senz'essi abbiamo che soffrire abbastanza nella nostra servil sorte infelice. CLISTENE Dice ognuna cosi, ma il ver non dice. Del destin non vi lagnate se vi rese a noi soggette; siete serve, ma regnate nella vostra servitù. Forti noi, voi belle siete, e vincete in ogni impresa, quando vengono a contesa la bellezza e la virtù. (esce) Scena Sesta ARGENE Udisti, o principessa? ARISTEA Amica, addio: convien ch'io siegua il padre. Ah tu, che puoi, del mio Megacle amato, se pietosa pur sei, come sei bella, cerca recarmi, oh Dio, qualche novella. È troppo spietato il barbaro Fato: mi cruccia, m'affanna la sorte tiranna. E dentro il mio petto più pace non v'è. Se vedi l'amante, pietoso il tuo core dell'alma costante palesi il dolore, e sappia che eterna gli serbo la fé. (esce) Scena Settima ARGENE Dunque Licida ingrato già di me si scordò! Povera Argene, e che mai ti serbar le stelle irate! Imparate, imparate, inesperte donzelle. Ecco lo stile de' lusinghieri amanti. Ognun vi chiama suo ben, sua vita e suo tesoro: ognuno giura che, a voi pensando, vaneggia il di, veglia le notti. Han l'arte di lagrimar, d'impallidir. Tal volta par che sugli occhi vostri voglian morir fra gli amorosi affanni: guardatevi da lor. Son tutti inganni. Più non si trovano fra mille amanti sol due bell'anime, che sian costanti, e tutti parlano di fedeltà. E il reo costume tanto s'avvanza, che la costanza di chi ben ama ormai si chiama semplicità. (Parte) Scena Ottava MEGACLE Licida. LICIDA Amico. MEGACLE Eccomi a te. LICIDA Compisti... MEGACLE Tutto, o signor. Già col tuo nome al tempio per te mi presentai. Per te fra poco vado al cimento. Or fin che il noto segno della pugna si dia, spiegar mi puoi la cagion della trama. LICIDA Oh, se tu vinci, non ha di me più fortunato amante tutto il regno d'Amor. MEGACLE Perché? LICIDA Promessa in premio al vincitore è una real beltà. La vidi appena, che n'arsi e la bramai. Ma poco esperto negli atletici studi... MEGACLE Intendo. Io deggio conquistarla per te. LICIDA Sì. Chiedi poi la mia vita, il mio sangue, il regno mio; tutto, o Megacle amato, io t'offro, e tutto scarso premio sarà. MEGACLE Di tanti, o prence, stimoli non fa d'uopo al grato servo, al fido amico. Io sono memore assai de' doni tuoi; rammento la vita che mi desti. Avrai la sposa; speralo pur. Nella palestra elèa non entro pellegrin. LICIDA Oh dolce amico! (abbracciandolo) Oh cara sospirata Aristea! MEGACLE Che! LICIDA Chiamo a nome il mio tesoro. MEGACLE Ed Aristea si chiama? LICIDA Appunto. MEGACLE Altro ne sai? LICIDA Presso a Corinto nacque in riva all'Asopo. Al re Clistene unica prole. MEGACLE (fra sé) Ahimè! Questa è il mio bene. (A Licida) E per lei se combatte? LICIDA Per lei. MEGACLE Questa degg'io conquistarti pugnando? LICIDA Questa. MEGACLE Ed è tua speranza e tuo conforto sola Aristea! LICIDA Sola Aristea. MEGACLE (fra sé) Son morto. LICIDA Non ti stupir. Quando vedrai quel volto, forse mi scuserai. D'esserne amanti non avrebbon rossore i numi istessi. MEGACLE (para sí) Ah così nol sapessi! LICIDA Oh, se tu vinci! Chi più lieto di me? Megacle istesso quanto mai ne godrà! Dì; non avrai piacer del piacer mio? MEGACLE Grande. LICIDA Il momento, che ad Aristea m'annodi, Megacle dì, non ti parrà felice? MEGACLE Felicissimo. (fra sé) Oh dei! LICIDA Tu non vorrai pronubo accompagnarmi al talamo nuzial? MEGACLE (fra sé) Che pena! LICIDA Parla. MEGACLE Sì; come vuoi. (fra sé) Qual nova specie è questa di martirio, d'inferno! LICIDA Oh quanto il giorno lungo è per me! Che l'aspettare uccida nel caso, in cui mi vedo, tu non credi, o non sai. MEGACLE Lo so, lo credo. LICIDA Senti amico. Io mi fingo, già l'avvenir: già col desio possiedo la dolce sposa. MEGACLE (fra sé) Ah questo è troppo! LICIDA E parmi... MEGACLE Ma taci: assai dicesti. Amico io sono; (con impeto) il mio dover comprendo; ma poi... LICIDA Perché ti sdegni? In che t'offendo? MEGACLE (fra sé) Imprudente, che feci! (si ricompone) Il mio trasporto è desio di servirti. Io stanco arrivo dal cammino lungo: ho da pugnar: mi resta picciol tempo al riposo, e tu mel togli. LICIDA E chi mai ti ritenne di spiegarti fin ora? MEGACLE Il mio rispetto. LICIDA Vuoi dunque riposar? MEGACLE Sì. LICIDA Brami altrove meco venir? MEGACLE No. LICIDA Rimaner ti piace qui fra quest'ombre? MEGACLE Sì. LICIDA Restar degg'io? MEGACLE No. (con impazienza; e si getta a sedere) LICIDA (fra sé) Strana voglia! (A Megacle) E ben, riposa: addio. Mentre dormi, Amor fomenti il piacer de' sonni tuoi con l'idea del mio piacer. Abbia il rio passi più lenti; e sospenda i moti suoi ogni zeffiro leggier. (parte) Scena Nona MEGACLE Che intesi, eterni dei! Quale improvviso fulmine mi colpi! L'anima mia dunque fia d'altri! E ho da condurla io stesso in braccio al mio rival! Megacle ingrato, e dubitar potessi? Ah, se ti vede con questa in volto infame macchia e rea, ha ragion d'abborrirti anche Aristea. No, tal non mi vedrà. Altro non temo che 'l volto del mio ben. Questo s'eviti formidabile incontro. In faccia a lei, misero che farei! Palpito e sudo solo in pensarlo, e parmi instupidir, gelarmi, confondermi, tremar... No, non potrei... Scena Decima (entra Aristea) ARISTEA (senza vederlo in viso) Stranier. MEGACLE Chi mi sorprende? (rivoltandosi e riconoscendosi reciprocamente) ARISTEA (fra sé) Oh stelle! MEGACLE (fra sé) Oh Dei! ARISTEA Megacle! Mia speranza! Oh caro! Oh tanto e sospirato e pianto e richiamato invano! Udisti alfine la povera Aristea. Tornasti: e come opportuno tornasti! Oh Amor pietoso! Oh felici martiri! Oh ben sparsi fin or pianti e sospiri! MEGACLE (fra sé) Che fiero caso è il mio! ARISTEA Megacle amato, e tu nulla rispondi? E taci ancor? Che mai vuol dir quel tanto cambiarti di color? Quel non mirarmi che timido e confuso? E quelle a forza lacrime trattenute? Ah più non sono forse la fiamma tua? Forse... MEGACLE Che dici! Sempre... Sappi... Son io... Parlar non so. (fra sé) Che fiero caso è il mio! ARISTEA Ma tu mi fai gelar. Dimmi: non sai che per mi qui se pugna? MEGACLE Il so. ARISTEA Non vieni ad sporti per me? MEGACLE Sì. ARISTEA Perché mai dunque sei così mesto? Ma guardami, ma parla, ma di... MEGACLE Che posso dir? ALCANDRO (uscendo frettoloso) Signor, t'affretta, se a combatter venisti. Il segno è dato, che al gran cimento i concorrenti invita. (parte) MEGACLE Assistetemi, o numi. Addio, mia vita. ARISTEA E mi lasci così? Va; ti perdono, pur che torni mio sposo. MEGACLE Ah si gran sorte non è per me! (in atto di partire) ARISTEA Senti. Tu m'ami ancora? MEGACLE Quanto l'anima mia. ARISTEA Fedel mi credi? MEGACLE Sì, come bella. ARISTEA A conquistar mi vai? MEGACLE Lo bramo almeno. ARISTEA Il tuo valor primiero hai pur? MEGACLE Lo credo. ARISTEA E vincerai? MEGACLE Lo spero. ARISTEA Dunque allor non son io, caro, la sposa tua? MEGACLE Mia vita … Addio. Ne' giorni tuoi felici ricordati di me. ARISTEA Perché così mi dici, anima mia, perché? MEGACLE Taci, bell'idol mio. ARISTEA Parla, mio dolce amor. MEGACLE Ah, che parlando, ARISTEA Ah, che tacendo, A DUE oh Dio! tu mi trafiggi il cor. ARISTEA (fra sé) Veggio languir chi adoro, nè intendo il suo languir! MEGACLE (fra sé) Di gelosia mi moro, e non lo posso dir! A DUE Chi mai provò di questo affanno più funesto, più barbaro dolor! |
ACTO I Escena Primera (un valle estrecho y boscoso, bajo la sombra de grandes árboles, cuyas ramas se entrelazan, entre las dos colinas que cierran el valle) LICIDA Estoy decidido, Aminta; no quiero más consejos. AMINTA Licida, escucha. Vamos, calma un poco tu violento e intolerante espíritu. LICIDA ¿Y en quién puedo poner mi esperanza sino en mí mismo? Megacle, incluso, me abandona cuando más lo necesito. ¡Ésa es la fidelidad de un amigo! AMINTA Aún no deberías condenarlo. No es corto el camino que lleva de la Hélade, donde estamos, a Creta, donde él quedó. Después de todo, Megacle, no tiene los pies alados. Llegará a tiempo. Pasado el mediodía, quedó fijada la hora para el comienzo de los Juegos Olímpicos... ¡Aún está amaneciendo! LICIDA Pero sabes que todo aquel que aspire a la palma olímpica, por la mañana, debe presentarse en el templo. Ante el altar de Júpiter debe declarar su rango, nombre y patria... Así mismo, debe jurar que no usará malas artes en la competición. AMINTA Lo sé. LICIDA ¿Y estás al tanto de que se excluye de la lucha a quien a este acto solemne llegue con retraso? Entonces... ¿qué debo esperar? AMINTA ¿Pero cuál es entonces tu plan? LICIDA ¡Yo mismo me presentaré ante el altar junto con los demás! AMINTA ¿Y luego? LICIDA Llegado el momento, lucharé contra todos ellos. Si Megacle, experto en la competición, llega a tiempo, luchará en mi lugar; mas si no viene... ¿qué puedo hacer? Hoy en Olimpia no se compite, Aminta, sólo por la corona de acebuche. El premio para el vencedor será la princesa Aristea, hija del invicto Clistene, honor supremo de las bellezas griegas; la única y hermosa llama que arde en mi corazón. AMINTA ¿Y Argene? LICIDA A Argene no espero verla más. El amor no puede vivir cuando la esperanza muere. AMINTA Y sin embargo, le juraste tantas veces... LICIDA Ya comprendo... Con toda esta charla me quieres entretener hasta que pase la hora... ¡Adiós! AMINTA ¡Pero escucha! LICIDA ¡No, no! AMINTA ¡Mira quién llega!... LICIDA ¿Quién? AMINTA ¡Megacle! LICIDA ¿Dónde está? AMINTA ¡Entre aquellos árboles!... Pero... no... no es él. LICIDA ¡Ah, te burlas de mí!... y lo merezco. Aminta, ¿cómo estuve tan ciego como para confiar en Megacle? (quiere irse) Escena Segunda MEGACLE Megacle está a tu lado. LICIDA ¡Cielo justo! MEGACLE ¡Príncipe! LICIDA ¡Amigo! ¡Ven, ven a mi pecho! He aquí que renace mi esperanza caída. MEGACLE ¿Y será cierto que el cielo me ofrece una oportunidad de mostrarte mi agradecimiento? LICIDA ¡Es la paz, es la vida, lo que puedes darme! Si quieres... MEGACLE ¿Cómo? LICIDA Luchando en la arena olímpica bajo mi nombre. MEGACLE Pero, ¿no te conocen en Hélade? LICIDA No. MEGACLE ¿Qué objeto tiene esta trama? LICIDA Mi descanso... Pero... ¡Oh dioses, no perdamos ni un momento! Es casi la hora en la que los atletas competidores deben dar su nombre. ¡Ah, vuela al templo y di que eres Licida! Tu venida habrá sido inútil si llegas tarde. ¡Ve, lo sabrás todo cuando vuelvas! MEGACLE Lleno de orgullo competiré llevando tu querido nombre impreso en el corazón. Dirá Grecia entonces que son comunes a nosotros las obras, los pensamientos, los afectos y al fin, incluso, el nombre. (Megacle sale) Escena Tercera LICIDA ¡Oh, amigo generoso! ¡Oh, fiel Megacle! AMINTA Hace poco, de él no hablabas así. LICIDA Heme al fin poseedor de Aristea. ¡Ve, dispónlo todo, querido Aminta! Que con mi esposa, antes de que se ponga el sol, quiero partir de aquí. AMINTA Sé más cauto, príncipe, en ver hecha tu felicidad. Todavía queda mucho que hacer. Podría el engaño ser descubierto o en la lucha, podría Megacle ser vencido. Sé que otras veces fue el vencedor, pero un suceso imprevisto puede confundir tanto al vil como al fuerte. No siempre tiene la virtud suerte. LICIDA ¡Oh, qué inoportuno eres con tu odiosa y perpetua duda! ¿Junto al puerto quieres que tema al naufragio? Quien preste oído a tus dudas, no sabrá si es de noche o de día. El caballo que está próximo a la cuadra, acelera la carrera y no lo frena ni la angustia del bocado ni la voz del jinete. A mi alma le sucede igual pues, llena de esperanza, no teme a nada ni escucha consejos; se llena de alegría con sólo pensar en lo que vendrá. (Licida sale) AMINTA El amante incauto, en su ardiente deseo, se imagina feliz antes de alcanzar el éxito. Mas cualquier suceso imprevisto puede dar al traste con esta trama, aunque esté arreglada. Quien sólo confía en la esperanza busca preocupaciones y problemas: presume y después se decepciona. Si del engaño se da cuenta demasiado tarde, el alma afligida se arrepiente y sufre. Escena Cuarta (Extensa campiña en la falda de un monte donde se ven cabañas de pastores. Puente rústico sobre el río Alfeo. Vista de la ciudad de Olimpia a lo lejos, interrumpida por unos pocos árboles, que adornan el plano sin cubrirlo. Argene, disfrazada como una pastora llamada Licori, tejiendo guirnaldas. Coro de doncellas y pastores, ocupados en sus tareas, y Aristea con su séquito) CORO ¡Oh, queridos bosques! ¡Oh, querida y feliz libertad! ARGENE Aquí disfrutamos del auténtico placer, pues el engaño no tiene parte y sólo estamos acompañados del amor y la fidelidad. CORO ¡Oh, queridos bosques! ¡Oh, querida y feliz libertad! ARGENE Quien poco posee, es rico si así lo cree; y no deseará saber jamás que es la pobreza. CORO ¡Oh, queridos bosques! ¡Oh, querida y feliz libertad! ARGENE Sin soldados ni murallas aquí reina la paz, pues la codicia ajena no tiene nada que la atraiga. CORO ¡Oh, queridos bosques! ¡Oh, querida y feliz libertad! ARGENE Los inocentes amores de las ninfas... (se levanta) ¡Aquí llega Aristea! ARISTEA Continúa, Licori. ARGENE ¿Quizás vienes en este día triste para hacerme feliz, oh princesa? ARISTEA ¡Ay, si huir de mí misma pudiera, como de los otros! Amiga, no sabes cuan funesto es también para mí este día. ARGENE Pero hoy es un día glorioso para ti. De tu belleza ¿qué duda cabrá en los tiempos futuros? Hoy se reúne en la arena olímpica, para conquistarte, toda la flor de Grecia. ARISTEA Pero el que yo deseo, no viene. Mas dejemos de hablar de este asunto tan triste... (Aristea se sienta) Siéntate, Licori, reanudemos aquella charla interrumpida. Cuéntame... Un día comenzaste a relatarme tu caso. Este es el momento de proseguir. Calma mi dolor y alivia, si puedes, mis tormentos, recordando los tuyos. ARGENE Te los confiaría aun sin recompensa (Se sienta) Ya te dije que mi nombre es Argene. Nací en Creta, de sangre noble, y mi amor aspiró a más nobleza que la de mi nacimiento. ARISTEA Hasta aquí sé. ARGENE De mis males este es el principio. El heredero del trono de Creta, Licida, fue mi pasión... y yo la suya. Prudentes escondimos por un tiempo nuestro amor; pero la pasión fue creciendo y, como sucede siempre, la prudencia disminuyó. Alguien leyó el lenguaje de nuestras miradas, sospecharon de nuestros sentimientos y de boca en boca se extendió el rumor malsano hasta que llegó al rey. Éste se indignó, reprendió a su hijo y le prohibió volver a verme... ¡Pero esto sólo acrecentó nuestro deseo! Ebrio de amor, Licida, pensó en raptarme y huir juntos. Todo el plan me lo explicaba en una carta que el traidor mensajero entregó al rey. Prisionero y en lugar bien custodiado quedó mi pobre amante. A mí se me obligó a tomar un esposo extranjero. Lo rechacé... La única solución era la fuga o la muerte Opté por lo menos malo y quizás lo más sabio. Desconocida llegué a Hélade. En este bosque me propuse habitar. Entre los pastores fingí ser pastora y ahora soy Licori. ARISTEA Ciertamente todo eso me produce lástima, pero tu fuga no acabo de aprobar. Eres doncella y estás sola en un país extraño. Abandonar... ARGENE ¿Aunque tuviera que dar mi mano a Megacle? ARISTEA ¡Megacle! (para sí) ¡Ese nombre! (en voz alta) ¿De qué Megacle hablas? ARGENE Era el esposo que el rey me designó... ¿Debería entonces olvidar... ARISTEA ¿No sabes su patria? ARGENE Atenas. ARISTEA ¿Y cómo llegó a Creta? ARGENE Como él mismo dijo, el amor lo trajo allí, errante y afligido. A su llegada fue asaltado por unos bandidos y estuvo a punto de perder la vida. Licida, por suerte, llegó y lo salvó. Desde ese momento fueron amigos inseparables. Como amigo del hijo lo conoció el padre y por orden real me fue destinado. ARISTEA ¿Recuerdas sus facciones? ARGENE Como si estuviera presente... Pelo rubio y ojos oscuros. Labios rojos, carnosos, quizás en exceso. La mirada lenta y piadosa. Se ruboriza con frecuencia, voz suave... Pero... princesa, ¡has cambiado de color! ¿Qué ocurre? ARISTEA ¡Oh, dioses! ¡Yo amo a ese Megacle!... ARGENE ¿Qué dices? ARISTEA ¡Es cierto! Él fue durante mucho tiempo mi amante secreto, pues al ser ateniense, mi padre rehusaba conocerlo, verlo y ni siquiera escucharlo quería. Desesperado se alejó y nunca mas volví a saber de él... hasta hoy... al escuchar tu narración. ARGENE Es ciertamente increíble nuestro fabuloso caso. ARISTEA ¡Ah, si él supiese que es por mí por quien se lucha hoy! ARGENE A Creta envía enseguida un sirviente, a la vez que intentas retrasar el combate. ARISTEA ¿Cómo? ARGENE Clistene, tu padre, preside como árbitro la lid. Si quisiera, él podría... ARISTEA Pero no querrá. ARGENE ¿Qué tiene de malo intentarlo, princesa? ARISTEA ¡Está bien, vayamos en busca de Clistene! (Se levantan) ARGENE ¡Silencio!... Aquí llega. Escena Quinta CLISTENE Hija, todo está listo. Registrados los nombres y hechos los sacrificios, ha llegado la hora para el acontecimiento. La pugna no se debe retrasar, pues se ofendería a los dioses, a la fe pública y a mi honor. ARISTEA (para sí) ¡Adiós, esperanza! CLISTENE Motivo tienes para estar orgullosa si te dijera todos los que han venido a competir por ti. Está Olinto de Megara, Clearco de Esparta, Atis de Tebas, Erinto de Corinto, y al fin, de Creta ha venido Licida. ARGENE ¿Quién? CLISTENE Licida, el hijo del rey de Creta. ARISTEA ¿Él me desea? CLISTENE Él ha venido a competir como los demás. ARGENE (para sí) ¡Ah, se olvidó de Argene! CLISTENE Sígueme, hija. ARISTEA Padre ¡ojalá esta lucha se retrasara! CLISTENE Pides un imposible, ya te dije por qué. Mas no entiendo el motivo de tal deseo. ARISTEA Para ser sometida siempre hay tiempo. La boda es para las mujeres un pesado juego. Incluso sin ella debemos sufrir nuestra infeliz suerte de siervas. CLISTENE Eso decís las mujeres, pero no es verdad. No os quejéis del destino por estar subordinadas a nosotros. Siervas sois, pero reináis en vuestra condición. Nosotros fuertes, vosotras bellas... En cualquier caso siempre vencéis cuando compiten belleza y virtud. (sale) Escena Sexta ARGENE ¿Lo oíste, princesa? ARISTEA ¡Adiós, amiga! Conviene que siga a mi padre. Y tú, si eres tan compasiva como bella, de mi amado Megacle, cuéntame ¡oh, dioses! cualquier novedad. Es demasiado cruel el bárbaro destino; y la suerte tirana me tortura y me hace desesperar. ¡Dentro de mi pecho no queda paz! Si ves a mi amado, que tu piadoso corazón le revele la pena de mi alma constante, y sepa que eterna será mi fidelidad. (sale) Escena Séptima ARGENE ¡Así que el ingrato Licida ya me olvidó! Pobre Argene, ¿qué te habrán reservado las airadas estrellas? Aprende, aprende, inexperta doncella. Éste es el estilo de los mentirosos amantes. Todos te llaman su vida, su bien y su tesoro; todos juran que, pensando en ti, deliran de día y velan de noche. Tienen la habilidad de llorar y de palidecer, de tal forma que, ante tus ojos quieren morir de amoroso afán. ¡Guárdate de ellos, son todo artificio! No se encuentran entre mil amantes más de dos almas bellas y constantes, aunque todos hablan de fidelidad. Y estas costumbres son tan comunes, que a la constancia del que bien ama ahora se le llama simplicidad. (Sale) Escena Octava MEGACLE Licida. LICIDA Amigo. MEGACLE Aquí estoy, contigo. LICIDA Hiciste... MEGACLE ¡Todo, señor! Bajo tu nombre, en el templo, por ti me presenté; y muy pronto, por ti, iré a pelear. Pero, antes que la señal para el combate se dé, ¿podrías explicarme el motivo de esta añagaza? LICIDA ¡Oh, si vences, no habrá amante más feliz que yo en todo el reino del Amor! MEGACLE ¿Por qué? LICIDA Prometida está, como premio al vencedor, una belleza real. Apenas la vi, ardí de deseo por ella. Mas soy poco experto en cuestiones atléticas... MEGACLE Entiendo... Y yo deberé conquistarla por ti. LICIDA ¡Sí! ¡Y podrás pedirme mi vida, mi sangre y mi reino! ¡Todo, amado Megacle, te ofrezco y todo premio escaso será para ti! MEGACLE ¡Oh príncipe, tales favores no son precisos para el siervo agradecido, para el amigo fiel! Conservo la memoria de tus dones y aún recuerdo la vida que me diste. Tendrás la esposa; tenlo por seguro. En la palestra creo que no soy un novato. LICIDA ¡Oh, dulce amigo! (abrazándolo) ¡Oh, querida y deseada Aristea! MEGACLE ¿Qué? LICIDA Nombro a mi tesoro. MEGACLE ¿Y se llama Aristea? LICIDA Exacto. MEGACLE ¿No sabes nada más? LICIDA Nació cerca de Corinto, en la rivera del Asopo; y del rey Clistene es la hija única. MEGACLE (para sí) ¡Ay, ésta es mi amada! (A Licida) ¿Y por ella se combate? LICIDA Por ella. MEGACLE ¿Y la debo conquistar para ti, luchando? LICIDA A ella. MEGACLE Y Aristea ¿es tu esperanza y tu consuelo? LICIDA Sólo Aristea. MEGACLE (para sí) Me muero. LICIDA No te extrañes. Cuando veas su rostro, sin duda me entenderás. De este amor no se avergonzarían ni los mismos dioses. MEGACLE (para sí) ¡Ah, como si yo no lo supiera! LICIDA ¡Oh, si tú vences! ¿Quién más feliz que yo? ¡El propio Megacle se alegrará! Dime, ¿no te sentirás contento con mi alegría? MEGACLE Mucho. LICIDA Dime Megacle, ¿no te sentirás feliz cuando yo me una a Aristea? MEGACLE Felicísimo. (para sí) ¡Oh, dioses! LICIDA ¿Y no querrás tú acompañarme, como padrino, hasta el lecho nupcial? MEGACLE (para sí) ¡Qué tormento! LICIDA Di. MEGACLE Sí; como quieras. (para sí) ¿Qué nuevo martirio, qué infierno es éste? LICIDA ¡Oh, este día qué largo será para mí! El dolor de la espera, en mi situación, ni te lo imaginas. MEGACLE Lo sé, te creo. LICIDA Escucha, amigo. Ya me parece disfrutar del porvenir... Ya me veo junto a mi dulce esposa. MEGACLE (para sí) ¡Ah, esto es demasiado! LICIDA E imagino... MEGACLE ¡Calla, ya dijiste bastante! Tu amigo soy (agriamente) y comprendo mi deber, pero podría... LICIDA ¿Por qué te enfadas? ¿En qué te he ofendido? MEGACLE (para sí) ¡Imprudente, qué has hecho! (se recompone) Mi arrebato es puro deseo de servirte. He llegado exhausto del largo camino. Debo combatir, me queda poco tiempo para descansar... y tú me lo quitas. LICIDA ¿Y qué te ha impedido explicarme eso antes? MEGACLE Mi respeto. LICIDA ¿Así que quieres descansar? MEGACLE Sí. LICIDA ¿Quieres que vaya contigo? MEGACLE No. LICIDA ¿Te apetece permanecer en esta umbría? MEGACLE Sí. LICIDA ¿Debo quedarme? MEGACLE No. (con impaciencia, se sienta) LICIDA (para sí) ¡Extraño deseo! (A Megacle) Está bien, que descanses. ¡Adiós! Mientras duermes, que el amor incremente el placer de tu sueño con la idea de mi felicidad. Que el arroyo corra más lento y que suspenda su movimiento hasta el más ligero céfiro. (sale) Escena Novena MEGACLE ¡Qué escuché, dioses eternos! ¡Qué imprevisto rayo me golpea! ¡Mi amada debe ser de otro y yo mismo debo conducirla hasta los brazos de mi rival! Megacle ingrato... ¿puedes dudar? ¡Ah, si te viera con esta infame y maligna expresión en el rostro, incluso Aristea tendría motivos para aborrecerte! ¡No, no me verá así! No temo otra cosa más que la mirada de mi bien. Debo evitar ese terrible encuentro. Cara a cara con ella, miserable... ¿qué harías? Me estremezco y sudo sólo de pensarlo y siento desmayo, escalofríos, me confundo, tiemblo... ¡No, no podré!... Escena Décima (entra Aristea) ARISTEA (sin ver su cara) Extranjero. MEGACLE ¿Quién me sorprende? (dándose la vuelta y reconociéndose mutuamente) ARISTEA (para sí) ¡Oh, cielos! MEGACLE (para sí) ¡Oh, dioses! ARISTEA ¡Megacle! ¡Mi esperanza! ¡Oh, querido! ¡Oh, tú, por quien he suspirado y llorado y clamado en vano! Escuchaste por fin a la pobre Aristea. Volviste; y ¡en qué oportuno momento! ¡Oh, amor piadoso! ¡Oh, feliz martirio! ¡Oh, bien merecido final de llantos y suspiros! MEGACLE (para sí) ¡Qué terrible situación la mía! ARISTEA Amado Megacle, ¿no respondes nada? ¿Callas?... ¿Qué quieren decir esos cambios de color? ¿Y esa mirada tan tímida y confusa? ¿Y esa lágrima contenida a la fuerza? ¡Ah! ¿Quizás no sea ya la llama de tu amor? Quizás... MEGACLE ¡Qué dices! Siempre... Debes saber que... Yo soy... ¡No puedo hablar! (para sí) ¡Qué terrible situación la mía! ARISTEA Pero me haces estremecer. Dime: ¿no sabes que yo soy el premio del combate? MEGACLE Lo sé. ARISTEA ¿Y no has venido a luchar por mí? MEGACLE Sí. ARISTEA ¿Por qué, entonces, sigues estando triste? ¡Pero mírame, háblame! ¡Cuéntame!... MEGACLE ¿Qué puedo decir? ALCANDRO (entrado rápidamente) Señor, apresúrate si viniste a combatir. Se ha dado ya la señal que llama a los participantes. (sale) MEGACLE ¡Ayudadme, oh dioses! ¡Adiós, vida mía! ARISTEA ¿Y me dejas así?... Pero ve, te perdono si vuelves como mi prometido. MEGACLE ¡Ah, esa gran suerte no será para mí! (en actitud de partir) ARISTEA ¡Escucha!... ¿Me amas aún? MEGACLE Tanto como a mi alma. ARISTEA ¿Me crees fiel? MEGACLE Sí, tanto como bella. ARISTEA ¿Vas a conquistarme? MEGACLE Eso pretendo, al menos. ARISTEA ¿Tienes aún tu valor y tu coraje? MEGACLE Así lo creo. ARISTEA ¿Y vencerás? MEGACLE Lo espero. ARISTEA Entonces, amado, ¿no soy aún tu prometida? MEGACLE Mi vida... ¡Adiós! ¡En tus días felices acuérdate de mí! ARISTEA ¿Por qué me dices eso, alma mía, por qué? MEGACLE ¡Calla, bello ídolo mío! ARISTEA ¡Habla, mi dulce amor! MEGACLE ¡Ah, hablando!... ARISTEA ¡Ah, callando!... A DÚO ...¡Oh dioses, me traspasas el corazón! ARISTEA (para sí) Veo languidecer a quien adoro, ¡y no entiendo por qué! MEGACLE (para sí) Me muero de celos, ¡y no lo puedo decir! A DÚO ¿Quién pudo haber tenido angustias más funestas y dolor más profundo? |