Il termine "normanno" deriva da "northman"
uomo del nord. Così erano chiamate le popolazioni scandinave che abitavano le
terre settentrionali dell’Europa.
Questo popolo che si stabilì nella terra francese che da loro ebbe il nome di
Normandia. Erano considerati più o meno dei briganti o predoni e tali si
dimostrarono quando aggredirono l’Inghilterra e l’Europa Orientale.
Di stirpe germanica i Normanni erano animati da grande coraggio, astuzia e di
avidità di possesso.
Coraggiosi guerrieri e marinai ardimentosi, questi uomini biondi, alti,
robusti, armati di spade, di lance e di asce a doppio taglio, portavano il
terrore dove giungevano, razziando e depredando.
Essi non riconoscevano ai vinti nessun diritto e li consideravano con tutte le
loro cose preda di guerra.
Dall’Europa orientale spinti dallo spirito di conquista erano venuti creando
principati e regni lungo la loro strada.
Delle tribù slave giunsero a cingere d’assedio Costantinopoli e finalmente
il contatto con la civiltà dell’impero bizantino, addomesticò non poco
questo popolo pagano, abituato più ad assecondare l’istinto che a seguire
sentimenti umani e a rispettare la legalità.
Fin dai tempi di Carlo Magno li troviamo a saccheggiare Ruen, Nantes, Bordeaux
e Parigi: a nulla valsero contro di loro le fortificazioni fatte costruire da
Carlo il Calvo né gli agguerriti eserciti di Roberto il Forte.
Si spinsero poi a Gibilterra, nella Spagna, nel Marocco, in Italia e in
Inghilterra: qui alcuni Normanni si fusero con elementi Inglesi e Danesi e una
monarchia normanna d’Inghilterra assoggettò il Galles e la Scozia.
Nell’Italia meridionale furono chiamati come mercenari, dove intervengono
nelle lotte tra duchi longobardi, governo bizantino e città marinare.
Il primo vistoso successo arride al capobanda Rainulfo Drengot, che nel 1027
ottiene la contea di Aversa come compenso per l'aiuto prestato al duca di
Napoli contro il principe di Capua.
Negli anni successivi le fortune dei Normanni si accrescono con l'arrivo del
clan degli Altavilla, composto da ben 11 fratelli che si pongono al servizio
di Guaimario, signore longobardo di Salerno. Combattendo per lui contro i
Bizantini, Guglielmo Braccio di Ferro ottiene nel 1043 l'investitura feudale
della contea di Melfi, a cui presto aggiunge il ducato di Calabria e Puglia.
Alla sua morte i suoi domini si sfasciano e il fratello Roberto il Guiscardo
(l'Astuto), nel tentativo di costruirsi un possesso personale, si scontra nel
1053 a Civita con papa Leone IX, che prende addirittura prigioniero.
Il sopraggiunto scisma d'Oriente consiglia il papato a cambiare atteggiamento
nei confronti degli avventurieri normanni: con l'accordo di Melfi del 1059
papa Niccolò II (questo pontefice passerà alla storia della chiesa per aver
decretato che l'elezione dei pontefici dovesse essere fatta esclusivamente dai
cardinali riuniti in conclave), riconosce come vassalli della chiesa Rainulfo
Drengot, conte di Aversa, e Roberto di Altavilla, duca di Puglia e Calabria;
invita inoltre quest'ultimo a occupare la Sicilia musulmana.
Ruggero I, fratello del Guiscardo, sbarca a Messina nel 1061: Palermo è presa
nel 1072 e la conquista della Sicilia è ultimata nel 1091.
Sul continente Roberto conquista Bari ai Bizantini (1071).
Nel 1090 strappano agli Arabi anche Malta; nel 1098 un Altavilla, Boemondo di
Taranto, fonda il principato normanno di Antiochia, combattendo alla I
Crociata.
Morto Roberto il Guiscardo senza discendenti diretti, Ruggero II (1130-1154),
figlio del conquistatore della Sicilia, si fa riconoscere sovrano dei
Normanni, col titolo di re di Sicilia, Calabria e Puglia.
Nel 1133 stabilisce la capitale a Palermo e completa l'unità del regno
conquistando Amalfi (1135) e Napoli (1139).
L’antipapa e poi il papa legittimo Innocenzo II gli riconobbe il diritto
sovrano anche su Napoli, ma non sarà Napoli la capitale del nuovo Stato,
poiché Ruggero II preferì rimanere a Palermo.
Era stato senz’altro un grande successo scacciare gli Arabi dalla Sicilia, e
da musulmana farla diventare cristiana; per di più l’isola venne collegata
politicamente al continente e l’istituzione monarchica vi prese piede al
punto da sopravvivere anche dopo i fatti dei "Vespri Siciliani"
(31/3/1282).
Così i conquistatori assimilando man mano lo spirito comunitario, la
religione e le costumanze del popolo latino, contribuirono a dar vita a quel
Regno delle Due Sicilie che resisterà, come vedremo, fino ad oltre la metà del secolo scorso.
A Napoli il Normanno, diede il massimo incremento alle lettere e alle arti,
favorì il commercio ed impose una moneta d’argento chiamata
"ducato" ed una di rame che fu chiamato "Follaro".
Assicurò alla città un’autonomia amministrativa, lasciandovi come suo
rappresentante un conte palatino chiamato "compalazzo" che
amministrava il demanio e la giustizia.
Ruggero II, dopo aver sistemato amministrativamente le varie provincie se ne
tornò in Sicilia, dove morì a cinquantatrè anni (1154).
Gli successe il figlio Guglielmo detto il Malo per la sua avarizia, che regnò
dal 1154 al 1176.
Guglielmo I detto il Malo, nel 1154, si deve la costruzione a Napoli di Castel Capuano |
Nonostante il suo soprannome, che non gli fa
giustizia, Guglielmo fu un sovrano democratico e prudente.
Anche durante il suo regno non mancarono sommosse, che egli stroncò con
energia, ne ebbe fine il braccio di ferro con il pontefice Adriano IV, che per
difendersi da lui si alleò con Federico I detto il Barbarossa.
A Guglielmo I successe Guglielmo II che regnò dal 1176 al 1189 e morì molto
giovane, a soli trentasei anni, senza eredi maschi: salì allora al trono un
suo nipote, il conte di Lecce Tancredi, che fu incoronato a Palermo nel 1190
con l’approvazione del pontefice Clemente III e regnò fino al 1194,
benvoluto dal popolo, e cui fece ampie concessioni.
Intanto Costanza, figlia del defunto Ruggero II, erede legittima della corona
di Sicilia sposa a Milano il 27 gennaio 1186 il figlio di Federico I il
Barbarossa: Enrico VI, il quale ben presto, questo tedesco integrale, fa
valere la sua sconfinata ambizione.
Quando si spegne Guglielmo II il buono, egli è pronto a rivendicare i diritti
di corona dei re normanni.
Infatti appena poté liberarsi dalle sue faccende imperiali e germaniche va a
conquistarsi la corona di Sicilia, che gli viene posta in capo nel duomo di
Palermo a Natale del 1194, il giorno prima che gli nascesse il figlio
Federico. Contemporaneamente fece decapitare, da morto, il suo predecessore,
che considerava usurpatore, e a suo figlio Guglielmo, benché avesse solo sei
anni, gli fece cavare gli occhi, torturandolo fino alla morte.
Infine, per evitare faide interne, fece eliminare crudelmente tutti i
maggiori esponenti discendenti dei normanni.
Enrico VI morì a Messina il 28 settembre 1197, in seguito ad una febbre
maligna, presa durante una caccia dell'orso sull'Etna con gran sollievo per le
genti "di qua e di la del faro", come si usava dire.
Elenco della dinastia Normanna del Regno di Napoli e Sicilia
Il primo insediamento normanno nel sud Italia, si deve a Rainulfo Drengot nel 1027 quando fu investito del titolo di conte di Aversa, dal Duca di Napoli Sergio IV, in compenso dell'aiuto ricevuto nel conflitto con i Longobardi del Principato di Capua.
Nel giro di pochi anni si ebbe il rapido fiorire di signorie normanne: