NAPOLI -  XX SECOLI DI STORIA  

Dopo il felice periodo della Napoli provincia degli imperatori Romani, i quali la circondarono di ville patrizie, profondendo molti  tesori per ingrandirla ed abbellirla, arrivarono anche a Napoli i primi barbari che portarono disastri e rovine.
Alarico, Genserico e Odoacre ne invasero il territorio e Belisario, il generale di Giustiniano imperatore pose a sacco la città per domarne la resistenza.
Totila e Teia furono gli ultimi barbari che la signoreggiarono.
Tornata in potere degli imperatori d'oriente nel 567, Napoli fu retta dagli Esarchi di Ravenna, fino a che, nel secolo XI, passò ai Normanni, figli di Tancredi d'Altavilla che l'assoggettarono con tutto il territorio.
Nel 1060, uno di essi, Roberto Guiscardo, assunto il titolo di duca di Calabria, estese le sue conquiste. Suo figlio Ruggero, su richiesta del papa, cacciò gli Arabi dalla Sicilia e si fece incoronare re.
Enrico VI, figlio di Federico Barbarossa, vantando diritti di successione, avendo sposato Costanza, la figlia di Ruggero II, si impadronì del regno e dopo di lui regno suo figlio Federico II di Svevia, fino al 1250.
Alla morte di Federico II, il pontefice Innocenzo IV promise il regno al francese Carlo d'Angiò e Clemente IV perfezionò l'accordo.
Carlo d'Angiò sconfisse e uccise prima Manfredi, figlio di Federico II a Benevento e successivamente suo nipote Corradino a Tagliacozzo, facendolo decapitare. Affermandosi così  padrone delle Due Sicilie.   
Gli eccessi del governo degli Angioini in Sicilia furono tali e tanti che, nel 1282, il popolo esasperato insorse. L'insurrezione rimase nella storia con il nome di Vespri Siciliani.
Carlo I, Carlo II, Roberto: furono i primi re ferventi cattolici che si insediarono in Napoli, ed a loro si devono le maggiori opere della città e le numerose chiese costruite.Alla morte di Roberto, per mancanza di discendenti maschi salì al trono una sua nipote, Giovanna. Donna  malvagia e forse pazza a cui si attribuiscono la morte di tre dei quattro mariti: Andrea D'Ungheria, il duca di Taranto, Giacomo d'Aragona, e Ottone di Brunswick, che furono vendicati da Carlo di Durazzo, che assassinato a sua volta, ebbe a succedergli il figlio Ladislao e dopo di lui una nipote, un'altra Giovanna, poco meno perversa e licenziosa della prima.
Nel 1493 Carlo VIII di Francia, vantando diritti quale erede degli Angioini, calò alla conquista di Napoli  e vi entrò sovrano; ma il papa, i veneziani, l'imperatore di Germania, alleati contro di lui, lo obbligarono a ripassare le Alpi e il regno rimase, dopo altre vicende, a Ferdinando d'Aragona.
Nel 1516 Carlo V, divenuto re di Spagna, lo fu anche di Napoli e dopo di lui i suoi successori, che vi tenevano dei viceré.
Le esorbitanti fiscalità di qualcuno di essi alimentavano un profondo malcontento nel popolo e, nel 1647, scoppiò una rivoluzione capitanata da Masaniello, povero pescatore di Napoli, nato ad Amalfi. Questi nel breve periodo di 15 giorni fu capo dell'insurrezione, generale, duca, re e pazzo, ma nè la sua rivoluzione ne un tentativo di Repubblica, favorita dal duca di Guisa, riuscirono a sottrarre Napoli dal dominio Spagnolo.
Con il trattato d'Utrecht, il regno venne assegnato all'Austria, che vi rimase fino al 1734, dopodiche' subentrarono i Borboni di Spagna, fino al 1799, quando re Ferdinando fu costretto ad esiliarsi dinanzi all'invadente armata francese che, condotta da Championnet, inaugurò la Repubblica Partenopea.
Spenta la Repubblica e richiamato Ferdinando dopo due anni, venne nuovamente cacciato da Napoleone, che munifico dispensatore di corone, diede quella di Napoli al fratello Giuseppe e successivamente a suo cognato Gioachino Murat.
Quando Napoleone cadde, Murat tentò invano di riprendersi la corona ma venne arrestato a Pizzo Calabro e fucilato per ordine di Ferdinando di Borbone, nel frattempo rientrato dall'esilio.
Il rientro di Ferdinando segnò un'epoca di tirannia per il popolo, che chiedeva invano una costituzione.
Al despota Ferdinando, morto nel 1825, successe il figlio Francesco I e quindi il nipote Ferdinando II.
I venti di libertà che soffiavano impetuosi nel 1848 parevano vivificare l'Italia. Nel 1859 Ferdinando II moriva subentrandogli suo figlio Francesco II, che si trovò a gestire una situazione a dir poco drammatica e dopo alcuni tentativi di opporsi agli insorti provenienti dalla Sicilia con Garibaldi, per evitare una guerra civile fratricida preferì rifugiarsi a Gaeta.
Il 7 settembre del 1860, Garibaldi entrò a Napoli proclamandola per sempre terra italiana, ratificata con un referendum nel novembre successivo.
I risvolti di questa Unità d'Italia e del relativo referendum popolare, ci ripromettiamo di approfondirlo con un capitolo a parte.      

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