Sulle orme dei Patriarchi
La musica di Giorgio Mainerio, Maestro di Cappella del Patriarcato di Aquiieia
interpretaia da Angelo Branduardi. Direzione d'orchestra Renato Serio.
I Patriarchi di Aquilela rappresentano un caso piuttosto interessante nella storia europea:
sono principi della Chiesa, diffusori di un Cristianesimo che forse è più quello di Giacomo
che quello di Paolo, poi divenuto l'ufficialità romana, ma diventano anche principi del Sacro
Romano Impero, governano uno Stato indipendente (la Parrie dal Friuli) con tanto di Parlamento
(addirittura parecchi anni prima della Magna Charta inglese). Estendono la propria influenza
spirituale su un vasto territorio che va dai confini dell'Ungheria all'Engadina, dall'Istria al
Tirolo. Prima tacciati di Arianesimo, poi difensori fedelissimi della Fede, filo-imperiali (questo
sicuramente!), poco propensi per gli affari romani, lasceranno tracce profonde sull'Istria e
ancor più sul Friuli, dove nasceranno e daranno i propri frutti la lingua e la cultura friulana
(dal seicentesco Ermes di Colloredo a Pier Paolo Pasolini, solo per citarne i più grandi
interpreti). Sopravviveranno anche alla conquista veneziana, seppur defraudati del potere
temporale: così, alla fine del Settecento, l'ultimo Patriarca, con grande fermezza fece notare
al Papa, che gli comunicava di aver deciso di chiudere la storia del Patriarcato di Aquileia,
che Lui stava decretando la morte di una Chiesa più vecchia della Sua.
In questa temperie culturale visse e operò Giorgio Mainerio, maestro di cappella dei Patriarchi,
ecclesiastico, eppure negromante, bizzarro personaggio parzialmente avvolto nella leggenda,
che pubblicò a Venezia nel 1578 un "Primo libro de' balli" (il titolo lascia presagire un
proseguimento dell'opera, ma nulla conosciamo in data attuale al riguardo) di grande
interesse. Questo libro documenta infatti gli usi musicali del suo tempo, sia dal punto di
vista della musica di corte che sotto l'aspetto della musica popolare. Scjaraciula Maraciula,
La Putta Nera, Ungherese, L'Arboscello, La Fiamenga, La Zanetta Padovana... : sono i titoli
di alcune delle danze che sono risuonate nella bella cornice del Duomo di Santa Maria
Maggiore di Spilimbergo, nella loro nuova veste orchestrale, in quella cittadina che, per ironia
della sorte, ebbe parte attiva nella rivolta e nell'agguato che portò all'uccisione di Bertrand
di Saint Genes, forse il più grande di tutti i Patriarchi di Aquilela. Un omaggio che Folkest,
festival internazionale di musica etnica e nuove tendenze, ha voluto rendere alla memoria
della grande cultura del Patriarcato di Aquileia in occasione della propria ventesima edizione.
Angelo Branduardi: voce, liuto violino
Ensemble Finisterrae:Carlo Brignola didjeridoo
Pier Carlo Zanco: contrabbasso
Mohssen Kasirossafar: zarb, dayrè, daf, shofar
Sara Modigliani: voce, flauti dritti, bastone della pioggia
Cristina Scrima: flauti dritti, traversiere, bombarda, cromorno
Fulvia Roberti: voce, salterio, setar, campane tubolari, dulcimer, bearn
Roberto Caravella: santur, viella, ribeca, oud, citara, tromba marina, satz
Vladimiro Galiano: cromorno, flauto, bombarda, viola
Dario Marusic: cornamusa, pifferi
Flaviano Miani: clarinetto
Camerata Labacensis Lubiana diretta dal Maestro Renato Serio
Karel Zuzek: violino spalla
Elaborazioni e orchestrazioni del Maestro Renato Serio
Direzione artistica di Angelo Branduardi e Renato Serio
Prodotto da Angelo Branduardi
Produttore esecutivo Vittorio Costa
Coordinamento di Cristina Scrima per Finisterrae
Registrazione effettuata dal vivo il giorno 25 luglio 1998 nel Duomo di Spilimbergo
nell'ambito della 20a edizione del Folkest Festival
Ingegnere del suono Marco Canepa
Missaggio effettuato presso lo Studio di Angelo Branduardi da Angelo Branduardi,
Piero Bravin, Stefano Grasso
Matrice incisa da Alberto Parodi presso lo Studio Mulinetti di Recco (GE)
Schiarazula marazuIa
la lusigne, la cracule,
la piciule si niciule
di polvar a si tacule
O schiarazule maraciule
cu la rucule e la cocule
la fantate jè une trapule
il fantat un trapolon.
I) Ballo anglese, Saltarello
Giorgio Mainerio (1535-1582)
II) Now, oh now I needs must part (1597)
John Dowland (1562-1626)
Now, oh now I needs must part,
parting though I obsent mourne
Absence Can no ioye empart,
love once fled can not returne.
While I live I needs must love,
love lives not when hope is gone,
now at last despayre doth prove,
love devided loveth none.
Sad dispaire doth drive me hence,
this dispaire unkindnes sends.
If that parting be offence,
it is she which then offendes.
III) The frog gaillard
John Dowland (1562-1626)
I)La Parma e Saltarello
Giorgio Mainerio (1535-1582)
II)Tema di Leonetta
Angelo Branduardi - Luisa Zappa Branduardi
Tu sei quella che siede in disparte
a spiare come danzan le altre
sempre il prossimo giro tu aspetti
per entrare nel ballo anche tu
Tra la gente tu hai sempre il timore
che qualcuno ti voglla parlare
dei tuoi giochi tu ridi da sola
che giocare con gli altri non sai
Nello specchio tu cerchi ogni sera
di capire se sei bella anche tu
Leonetta la vita ti aspetta
per danzarla le scarpe ti do
Senza fretta e senza paura
passo a passo ora tu ballerai,
Leonetta ...
III)La Spagnoletta (1581)
Marco E. Caroso (1530-1605)
IV)Ronde mon ami (1551)
Tyilman Susato (14..-1561)
I)Allemande d'Angleterre (1557)
Claude Gervaise (sec. XVI)
II)Pavane "Belle qui tiens ma vie" (1588)
Thoinot Arbeau (1519 - 1595)
Belle qui tiens ma vie
Captive dans tes yeux,
Qui m'as l'ame ravie
D'un souris gracieux,
Viens tot me secourir
Ou me faudra mourir.
Pourquoi fuis tu, mignarde,
Si je suis près de toi
Quand tes yeux je regarde
Je me perds dedans moi,
Car tes perfections
Changent mes actions,
Approche donc ma belle,
Approche toi mon bien,
Ne me sois plus rebelle
Puisque mon coeur est tien,
Pour mon mal appaiser
Donne moi un basier.
Et a mis sous sa loi
Et mon coeur et ma foi.
III)Gaillarde "Si pour t'aimer" (1571)
Pierre Phalèse (1510 - 1573)
I)L'arboscello - ballo Furlano
Giorgio Mainerio (1535-1582)
II)Tourdion (1530)
Pierre Attaignant (14.. - 1552)
Quand je bois du vin clairet,
amis tout tourne, tourne, tourne, tourne,
aussi désormais je bois
Anjou ou Arbois.
Le bon vin
nous a rendu grais,
chantons,
oublions nos peines, chantons,
Buvons bien,
buvons mes amis,v
trinquons, buvons,
gaiement chantons!
Chantons et buvons,
à ce flacon faisons la guerre,
chantons et buvons, mes amis,
buvons donc!
En mangeant
d'un gras jambon,
à ce flacon
faisons la guerre!
III)Putta Nera - Ballo Furlano
Giorgio Mainerio (1535-1582) Testi: Domenico Zannier
La me more cul cocon
il gno gjat al cir cjase
la cjampane sune glon
no im plas l'aghe rase,
more morute,
rose spinute
la bielece va
zoventot e ligrie
gri griesse e furmie
e sul len l'èl il rusignul
al vai adore
furlane more
I)Tedesca e Saltarello
Giorgio Mainerio (1535-1582)
II)Wascha Mesa (1536)
Hans Newsidler (1508 - 1563)
III)Tedesca e Saltarello
Giorgio Mainerio (1535-1582)
IV)Ungaresca e Saltarello
Giorgio Mainerio (1535-1582) Testi: Domenico Zannier
O ce bielis dalminis
o ce biei scarpins di fieste,
o ce fine cotule ce ninine l'ongjarine,
blancje e rosse colar di rose,
frescje e biele no jè spaurose.
cjans e suns si svolete,
tire, tire, tirin tiracje
fuc e flame va su pe nape,
cjape su la molete.
Vin polente e sesule,
pan farine e mescule,
bon tokaj e brusadulis,
o ce bielis favulis
agne Lussie contilis.
Fuc fugon e cjaldon cinise,
ven suris il gjat no si vise.
legri il timp cence miedi,
mal d'am6r mai l'à vur rimiedi,
cjamps di blave soròs di vuardi
da l'amor Diu nus uardi.
I)Ballo Francese e Saltarello
Giorgio Mainerio (1535-1582)
II)Je ne l'ose dire (1572)
Pierre Certon (1510 - 1572)
la la la, je ne l'o, je ne l'o,
je ne l'ose dire,
la la la, je le vous dirai,
et la la la, je le vous dirai.
Il est un homme en no ville,
qui de sa femme est jaloux.
il n'est pas jaloux sans cause,
mais il est cocu du tout,
Et la la la, je ne l'o, je ne l'o, ...
I n'est pan jaloux sans cause,
mais il est cocu du tout.
Il l'apprete, et s'il la mène
au marche', s'en va à tout.
Et la la la, je ne l'o, je ne l'o, ...
I)Pass'e mezzo della Paganina e Saltarello
Giorgio Mainerio (1535-1582)
II)Fuggi, fuggi da' lieti amanti (1645)
Gasparo Zanetti (Sec XVII)
Fuggi, fuggi, fuggi da' lieti amanti
empia donna cagion de' pianti.
Che non già per esser crudele,
ma per esser ingrata ed infedele.
Ogni core t'ha in orrore,
Fuggi, fuggi, fuggi che chi ti mira,
per te vive, piange e sospira.
Fuggi, fuggi, fuggi che la vendetta
fare l'inferno dell'erroe tuo aspetta.
Ma dell'abisso l'ardente foco
sia del tuo male castigo si' poco.
Ah! Quel ch'io ti desio,
Fuggi, fuggi, fuggi via fiera peste
che'l mondo tutt ai tuoi
danni s'appresta.
Fuggi, fuggi, fuggi se fuggir nieghi
che così il cielo diva ti leghi,
Nè mai possa pur muovere un passo
fatta di carne un rigido sasso.
E infin ch'abbia la tua rabbia.
Fugga, fugga. fugga chi brama pace.
perchè ogni frode ascosa qui giace
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