Repertorio

Autori

L. DA VIADANA
ANTONIO LOTTI
GIOVANNI Pierluigi DA PALESTRINA
W. A. MOZART
GIOVANNI CROCE
ANTON BRUCKNER
LUIS DA VICTORIA
FEDERICK B. MENDELSSOHN
LUIS DA VICTORIA
C. FRANK
ANTONIO VIVALDI
GABRIEL FAURE’
LUDWING VAN BEETOVEN
J.S. BACH.
JACQUES ARCADELT

   

 

 


L. DA VIADANA ( 1564-1627) Compositore italiano, nato a Mantova, fu frate minore ed esercitò l’attività di maestro di cappella. Fu attivo maestro a Mantova nel 1593-97 e nel duomo di Reggio Emilia nel 1602-3. Nello stesso anno pubblicò la sua più celebre opera " I cento concerti ecclesiastici" da cui è tratto Exultate Justi. Prestò la sua opera nel 1608-9 nella Cattedrale di Concordia-Portogruaro e a Fano (1620-21). La sua produzione è quasi integralmente sacra ( vespri, mottetti, salmi, messe).

IN REPERTORIO

EXULTATE JUSTI

TRADUZIONE E PRESENTAZIONE DEI BRANI IN REPERTORIO

EXULTATE JUSTI Brano costruito in due parti. La prima in modo omofonico in un festoso " tempus perfectus", la seconda in forma polifonica in "tempus imperfectus". Si conclude in modo accordale.

ESULTATE, GIUSTI, NEL NOME DEL SIGNORE. L’ ELOGIO CONVIENE AGLI UOMINI RETTI. ABBIAMO FIDUCIA NEL SIGNORE. NELLA CETRA, NEL SALTERIO DI DIECI CORDE CANTATE SALMI A LUI CANTATE PER LUI, UN NUOVO CANTO CANTATE A LUI IN MODO DEGNO.

ANTONIO LOTTI (HANNOVER 1666-VENEZIA 5 GENNAIO 1740)

Nasce presumibilmente ad Hannover nel 1666 o nel 1667 da famiglia veneta. Intorno al 1683 fa ritorno a Venezia dove studia con G. Legrenzi, maestro di cappella in S. Marco. Compositore ed organista veneziano, il Lotti ricopre la carica di organista (dal 1690) e di maestro di cappella (dal 1736) in S. Marco a Venezia, posto prestigioso occupato prima da Willaert, Zarlino, Monteverdi. Mantenne detta carica per tutta la vita con l’ unica interruzione dal 1717 al 1719 per un soggiorno alla corte del principe elettore Federico Augusto di Dresda, alla testa di una compagnia operistica italiana. Lì incontrò senz’ altro Bach ed Haendel, che segnarono sicuramente il suo animo di musicista sacro, ed esaurì la sua produzione di musica operistica. Rientrato a Venezia, abbandona la musica operistica per dedicarsi esclusivamente alla musica sacra e strumentale; entra ad insegnare al conservatorio degli Incurabili dove insegna ad Alberti, Bassani, Galuppi, Gasparini, Marcello e Pescetti. Il 5 gennaio 1740 morì all’ età di 73 anni. L’ arte di A. Lotti e da guardare da varie angolature. Sicuramente uno dei tratti esclusivi della sua tecnica compositiva è il trattamento della struttura armonica, l’ originalità delle soluzioni adottate e la ricerca di accordi inediti. Il tutto nel pieno rispetto dell’estetica barocca che vede primeggiare la " teoria degli affetti" dove il contrasto armonico diventa uno strumento fra i più incisivi. E’ comunque l’ interpretazione espressiva del "verbum" devozionale a muovere il Lotti verso questo stile che fa suo lo " stylus gravis o antiquus" fatto di canoni; fughe; contrappunto vocale tradizionale ed imitazioni. Ma mai fini a se stessi e troppo accademici e statici, bensì finalizzate all’ immediatezza comunicativa della parola nei confronti delle figure musicali, così da dare nuove pulsazioni e dialoghi. Questa scelta riconduce il Lotti allo stile palestriniano dove e così profonda l’ interazione tra parola e suono, fra contrappunto e accenti linguistici. Per il Lotti, la parola era preghiera prima ancora di divenire suono. Produsse 17 opere. Interessante la produzione di musica sacra, per abilità di scrittura e ricchezza di ispirazione: Miserere a 4 voci, Crucifixus a 10 voci, Motteti, 4 Oratori, circa 50 cantate a 1 e 2 voci, il volume " Duetti,Terzetti e Madrigali"(1705) e Messe.

IN REPERTORIO: MISSA BREVIS : KYRIE,AGNUS DEI,SANCTUS REGINA COELI (antifona mariana) LAUDATE DOMINUM IN SANCTIS EIUS (salmo 150) JUBILATE DEO (offertorio)

TRADUZIONE E PRESENTAZIONE DEI BRANI IN REPERTORIO

MISSA BREVIS: KYRIE,AGNUS DEI,SANCTUS Esempio di scrittura polifonica, una rivisitazione barocca dello "stile palestriniano" . Data dal movimento più consono alla tradizione della musica sacra veneziana.

LAUDATE DOMINUM IN SANCTUS EIUS (Salmo 150) Mottetto sacro tratto dal salmo 150. E’ un brano festoso, dove un insieme fantasioso di elementi uniti alla razionale bravura del Lotti, fanno di questa pagina un momento sublime, dove l’ illustrazione sonora delle parole trasposta l’ ascoltatore verso l’ effetto dinamico per concludersi in un meraviglioso " amen" costruito in forma polifonica complessa.

LODATE IL SIGNORE NEL SUO SANTUARIO, LODATELO NEL FIRMAMENTO DELLA SUA POTENZA, LODATELO PER I SUOI PRODIGI, LODATELO PER LA SUA IMMENSA GRANDEZZA, LODATELO CON SQUILLI DI TROMBA, LODATELO CON ARPA E CETRA, LODATELO CON TIMPANI E DANZE, LODATELO SULLE CORDE E SUI FLAUTI, LODATELO CON CEMBALI SONORI, LODATELO CON CEMBALI SQUILLANTI, OGNI VIVENTE DIA LODE AL SIGNORE. AMEN.

JUBILATE DEO ( Offertorio) Mottetto festoso che si presta ai momenti offertoriali delle celebrazioni liturgiche. Il brano è scritto in quella inconfondibile forma che gli studiosi chiamano " stylus ecclesiasticus" di A. Lotti. In questa forma è sapiente l’ uso dell’ armonia, della modulazione e dell’ imitazione; prende vita così quella sintesi armonica capricciosa che fu anche del suo conterraneo A. Vivaldi. TERRE TUTTE INNEGGIATE A DIO, SERVITE IL SIGNORE NELLA GIOIA. CON CANTI DI ESULTANZA ENTRATE AL SUO COSPETTO.

REGINA COELI( Antifona mariana) Un lavoro, a prima vista semplice, costruito interamente in forma accordale dove è interessante la dinamica corale ma che esprime il pensiero devozionale del Lotti e la sua grande sensibilità per tutti i momenti celebrativi delle eucarestie.

REGINA DEL CIELO RALLEGRATI, ALLELUIA. COLUI CHE PORTASTI IN GREMBO, ALLELUIA E’ RISORTO COME AVEVA PROMESSO, ALLELUIA PREGA PER NOI IL SIGNORE, ALLELUIA

GIOVANNI Pierluigi DA PALESTRINA (1525-1594)

Il nome con cui questo esimio musicista è conosciuto,Palestrina, ci rimanda alla sua città natale, appunto Palestrina, una delle città che vanta una origine più remota di Roma. In tenera età entrò a far parte della scuola corale Pueri Moriales della Basilica Santa Maria Maggiore a Roma. Li fu istruito da insigni maestri di cappella d’oltralpe provenienti dalla regione storica dei franco-fiamminghi, ultimi rappresentanti della legione di cantori e compositori del nord che invasero l’ Italia. All’ età di 19 anni viene nominato organista e maestro di canto nella Cattedrale della sua città: Sant’Agostino. Si sposa con Lucrezia, una benestante. In quel periodo viene eletto Papa il Cardinale Giovanni Maria Ciocchi del Monte con il nome di Giulio III il quale volle Palestrina con lui a Roma. Questo fu un periodo politico-religioso molto importante. La controriforma che avrà la sua influenza anche sul piano musicale: da un lato c’è il canto gregoriano, mirabile edificio di spiritualità, e dall’ altro la grande polif onia, nata quasi come intenzionale abbellimento alla melodia gregoriana. Fra i due mondi musicali non c’è solo un enorme divario di struttura e proporzioni ma anche di significato. Il canto gregoriano rappresenta una preghiera che si manifesta musicalmente mentre la polifonia, soprattutto quella raffinata dei franco-fiamminghi, è un’ arte che può essere usata a fini sia sacri che profani. Palestrina riassume in se il pensiero austero e più semplice del Concilio di Trento che vuole una Chiesa più vicina ai fedeli con la novità della grande polifonia. Viene nominato nel 1551 maestro di Cappella Giulia (quella annessa a S. Pietro), e nel 1555 viene incaricato di dirigere la più importante delle cappelle romane, la Sistina. Morto papa Giulio III e dopo un brevissimo pontificato di Marcello II fu eletto Papa Paolo IV che in nome di una disciplina più severa licenzio Palestrina e tutti i musicisti sposati. Comincia il periodo più fiorente per la sua composizione ed entra ad insegnare al seminario romano. Nel 1581, dopo la morte della prima moglie, si risposa e si dedica esclusivamente alla composizione. La sua produzione comprende: 100 Messe polifoniche, 300 motteti da 4 a 12 voci, 200 composizioni sacre, 30 madrigali spirituali, quasi 100 madrigali profani. In questa imponente produzione appare definitivo il superamento del formalismo franco-fiammingo in favore di una discorsività contrappuntistica che ha il suo punto di forza in una prorompente ricchezza melodica. Infatti per il Palestrina è stato proposto il termine di "policanto" invece di polifonia. Il massimo rappresentante della polifonia sacra, Palestrina, segna il vertice e la sintes delle esperienze precedenti arrivando all’ approfondimento espressivo della parola. Egli è il compositore che più di ogni altro ha saputo porsi come anello di congiunzione fra l’ elaborata musica franco-fiamminga e la tecnica compositiva che privilegia l’ espressività della parola cantata in modo che le idee non siano racchiuse in se stesse. Il Paccagnella scrive così: "... la musica del Palestrina sorge dalla parola, la penetra in profondità, la innalza e la esalta fino a rilevare tutto ciò che in essa era ancora di non compiutamente espresso..". Nei madrigali si puo ammirare l’ armoniosa composizione di tutti i conflitti d ell’ esistenza nella costruzione del suo edificio polifonico. La sua arte sarà un punto di riferimento non solo per la scuola romana ma per tutta la civiltà occidentale. I due mottetti Super Flumina e Sicut Cervus, sicuramente tra le più famose composizioni palestriniane, fanno parte del II LIBRO DEI MOTTETTI a 4 VOCI pubblicato dal Cargano a Venezia nel 1581. Periodo, questo, molto difficile per Palestrina in quanto ha appena perso l’ intera famiglia ( nel 1572 il figlio Rodolfo; nel 1573 il fratello; nel 1575 il secondogenito Angelo e nel 1580 la moglie). In effetti questa opera e quasi interamente costruita su testi penitenziali tali da essere riflessivi e coinvolgenti.

IN REPERTORIO:

O BONE JESU, TENEBRAE FACTE SUNT, SICUT CERVUS, SUPER FLUMINA

TRADUZIONE E PRESENTAZIONE DEI BRANI IN REPERTORIO

O BONE JESU Mottetto scritto in stile accordale, dall’ apparente semplice composizione ma che riveste un momento intimo molto prezioso.

O BUON GESÙ ABBI PIETÀ DI NOI COME TU CI CREASTI TU CI SALVASTI CON IL TUO SANGUE PREZIOSISSIMO

TENEBRAE FACTE SUNT Pagina musicale di intenso pathos, scritta per la Domenica delle Palme e per il Venerdì Santo. Quasi interamente in tono accordale con dei piccoli incisi polifonici così da renderla più elaborata. La parte centrale è affidata alla sezione femminile del coro con le parole " Exclamaus jesus voce magna". Qui c’è tutta la disperazione e la rassegnazione di Gesù in questo momento così alto della cultura cristiana. Chiude l’ effetto polifonico femminile una cadenza fiorita sulle parole " Pater in manus tua commendo spirutu meum". Il brano si conclude poi con un cambio di modalità e di tactus arruolando tutto il coro con la frase " Et inclinato capite, emisit spiritu". SONO CALATE LE TENEBRE QUANDO I GIUDEI CROCIFISSERO GESÙ. E CIRCA ALLA NONA ORA GESÙ ESCLAMÒ CON GRAN VOCE: DIO MIO PERCHÈ MI ABBANDONASTI? GESÙ ESCLAMANDO CON GRAN VOCE: O PADRE AFFIDO IL MIO SPIRITO NELLE TUE MANI E CON IL CAPO INCLINATO EMISE LO SPIRITO.

SICUT CERVUS Questo mottetto tratto dal secondo Libro dei Mottetti pubblicato a Venezia nel 1581, è un canto delicato e festoso scritto per la benedizione del fonte battesimale del Sabato Santo.

COME LA CERVA ANELA AI CORSI D’ ACQUA, COSI LA MIA ANIMA ANELA A TE O DIO.

SUPER FLUMINA Il testo e tratto dal Salmo 136. Il Palestrina mette in musica il primo versetto del salmo che parla della nostalgia degli ebrei esuli in Assiria. Sui fiumi di Babilonia ci siamo seduti ed inginocchiati ricordandoci di Te o Sion. Ai salici (in mezzo alle fronde appendemmo i nostri strumenti musicali. Mai il dramma dell’ esilio ha trovato espressione più diretta ed intensa. La prima larga e lamentosa frase si stende fino alla chiusa in lunghi e cadenzati gemiti fino al (flevimus) Sembra che ciascuna voce si chiuda nel tormento del ricordo in un sapiente dialogo polifonico accompagnato da una idea gregoriana ( DUM RECORDAREM TUI SION). Nella pungente nostalgia di una terra lontana e di un tempo felice (TU SION). Il pianto diviene convulso nella rapida successione di frasi polifoniche lineari sulla lunga ed intrecciata ripetizione delle parole ( IN SALICIBUS IN MEDIO EIUS ). Da una voce all’ altra passano brividi di dolore, irrompe l’ angoscia (SUSPENDIMUS ORGANA NOSTRA), la visione dei muti strumenti della preghiera incalza, il serrato dialogare polifonico col ritorno continuo delle parole suspendimus organa nostra. Tre momenti di diverso dolore; una pagina musicale tra le più alte dell’ immensa opera del Palestrina.

LUNGO FIUMI DI BABILONIA SOSTAMMO E PIANGEMMO AL RICORDO DI TE O SION AI SALICI DI QUELLA TERRA APPENDEMMO LE NOSTRE CETRE

W. A. MOZART (SALISBURGO 27.1.1756- VIENNA 5.12.1791)

Compositore austriaco nasce a Salisburgo e muore a Vienna a soli 35 anni. Viene educato musicalmente dal padre Leopold che lo mette a contatto con lied protestante tedesco, con la severa polifonia barocca di Eberlin, con lo stile galante di Bach e con l’ opera italiana. A soli 5 anni fece la sua prima composizione e apparizione in pubblico come corista ed iniziò la sua tournée europea come bimbo prodigio. A soli 15 anni ha già ricevuto tutti gli insegnamenti dai più grandi musicisti dell’ epoca che vedono in lui un genio. Vive una vita travagliata ed articolata. Lavora alla corte di Salisburgo, ma questo impegno, oltre ad un misero compenso economico, è fonte di contrasti con l’ arcivescovo che lo portano fino alla rottura con lo stesso ed alla sua partenza per Vienna. Scrive tantissima musica toccando tutti gli stili: da quello polifonico a quello operistico; da quello pianistico a quello polifonico; dalle sonate per violino e altri strumenti ai concerti per pianoforte ed orchestra alle magistrali messe con una genialità che riusciva a leggere la musica dal passato dando contenuti nuovi di rara perfezione formale operando una grande svolta al romanticismo. Realizza così uno dei più grandi momenti della storia, regalandoci una completa e articolata visione della società del suo tempo fra Illuminismo e Romanticismo, che segnerà una svolta profonda nella cultura e nella società europea.

IN REPERTORIO :

AVE VERUM LAUDATE DOMINUM SANCTA MARIA, MATER DEI JUBILATE DEO ET INCARNATUS EST MISSA IN DO M K. 265

TRADUZIONE E PRESENTAZIONE DEI BRANI IN REPERTORIO

AVE VERUM ( 17 GIUGNO 1791) Composizione per 4 voci, 2 violini, viola, basso ed organo. Questa è la più popolare fra le composizioni di Mozart, scritta il 17 giugno 1791 a Baden vicino Vienna per il locale maestro del coro Anton Stoll, un musicista che si era sempre adoperato per la musica mozartiana. L’ occasione, probabilmente fu data dalla festa del Corpus Domini. Un lavoro breve e apparentemente semplice rifulge di maestria e perfezione somme, riuscendo a dissimulare l’ artificio della modulazione armonica sotto l’espressione profondamente sentita di una musica intimamente sacra. Nella sua serenità essa si avvicina per molti versi a quel capolavoro che si chiama Requiem, composto nello stesso anno, quello della sua morte.

SALVE, VERO CORPO NATO DA MARIA VERGINE SACRIFICATO IN CROCE PER L’ UOMO DAL SUO CORPO PERFORATO, FLUTTI DI SANGUE CORSERO SARÀ A NOI PREGUSTATO NELL’ ESAME DELLA NOSTRA MORTE, NELL’ ESAME DELLA NOSTRA MORTE

VESPRI SOLENNI DEI SANTI CONFESSORI K339 (1780) Composizione per 2 violini, 2 trombe, 3 tromboni, timpani, basso ed organo. Il secondo ciclo mozartiano dei Vespri porta la data del 1780 e rappresenta il suo ultimo lavoro sacro per la città di Salisburgo che doveva abbandonare un anno più tardi per la clamorosa rottura con l’ arcivescovo. Come nel caso delle "Vesperae de Dominica K-321", è anche qui ammirevole la concentrazione entro spazi ristretti di frasi musicali impregnanti che servono da illustrazione al testo. Una tecnica che Mozart aveva sviluppato, qui come nelle Messe, in obbedienza alla brevità pretese dall’ arcivescovo, portandola a livelli di virtuosismo. Entrambi i vespri mozartiani si collocano, dal punto di vista artistico, accanto alle Messe salisburghesi mature e si adeguano all’ ideale di musica sacra dell’ enciclica di Papa Benedetto XIV( 1749) grazie alla fusione di "stile antico" e " stile moderno" e alla vocalità belcantistica delle loro arie che rientra a stento nella prescritta concisione liturgica. Sotto il profilo formale, essi, obbediscono anche alla tradizione. Per questo motivo alcuni salmi sono musicati in modo controppuntistico mentre altri hanno disegni più ariosi. I Vespri contengono i medesimi salmi ossia il 109-110-111-112-116 ed il Magnificat. Tale schema identifica liturgicamente non i vespri dominicali ma quelle delle feste appunto dei confessori.

LAUDATE PUERI E’ stato scritto in "stile antico" facendo ricorso ancora una volta al rigore della polifonia. Come tema fugato compare una scultorea figurazione comprendente una quinta ascendente ed una settima diminuita discendente, già utilizzata da Bach e da Haendel ed appartenente al vocabolario dell’ arte Barocca della fuga. Mozart se ne servirà ancora sul Kirie del suo Requiem. Una figurazione discendente appare come controsoggetto e tutto il movimento viene sviluppato con grande maestria e assoluta semplicità in connessione con degli strumenti che eseguono raddoppi con la parte. Nel versetto "Qui Habitare" il tema ricompare capovolto e nel "Gloria Patri" entrambe le versioni del tema si combinano reciprocamente. Questo rigoroso movimento in Re minore contrasta nel modo più marcato con l’ultimo salmo "LAUDATE DOMINUM" n°116 che ancora una volta si rifà allo schema drammaturgico stabilito nel Vespro K-321. L’ andante, ma un poco sostenuto, un arioso Re maggiore per soprano solo concluso da un coro, appartiene con la sua cullante malia sonora, la sua cantabilità avvincente e la sua poesia ai momenti più alti dell’ arte vocale mozartiana.

LAUDATE DOMINUM Brano tratto dai vespri solenni K339.

SANCTA MARIA, MATER DEI K273 Graduale, ad festum B.M.V. per 4 voci, 2 violini, viola, basso ed organo. Questo brano, datato " Salisburgo 9 Settembre 1777 " è destinato alla festa del Nome di Maria, che cade il 12 Settembre. Doveva forse essere come un ex voto di Mozart in occasione dell’ imminente grande viaggio alla volta di Monaco, Mannheim e Parigi. E’ un Allegro moderato tripartito, lungo 73 battute nel quale la scrittura è trattata in modo puramente omofonico e l’ orchestra segue da vicino le parti vocali. E’ un lavoro ispirato ad una devozione mariana semplice e commossa, che non si allontana mai dall’ ambito tonale del Fa M e rientra a pieno titolo nello stile della musica sacra salisburghese.

SANTA MARIA, MADRE DI DIO, A TE IO DEVO TUTTO MA DA QUESTA ORA, PARTICOLARMENTE MI CONSACRO AL TUO SERVIZIO TI ELEGGI PADRONA, SALVATRICE PATERNA CHE IL TUO CUORE E CULTO, ETERNO MI SIA ETERNAMENTE, CHE IO GIAMMAI, CHE IO GIAMMAI LASCERÒ CHE IO GIAMMAI LASCERÒ MAI IO PROMETTERÒ CHE DA ALTRI SOGGETTI(uomini) SIA VIOLATA CON LA PAROLA O CON L’ AZIONE SANTA MARIA, TU, TU PIA ACCOGLIMI PROTRATTA AI TUOI PIEDI PROTEGGIMI NELLA VITA, DIFENDIMI IN PUNTO DI MORTE

REGINA COELI K276 Antifona per 4 voci, 2 violini, 2 oboi, 2 tromboni, timpani, basso e organo. Lo smarrimento dell’ autografo di questa antifona mariana non permette di stabilire con esattezza la data della sua composizione . Si pensa per lo più al 1779, a causa delle evidenti affinità stilistiche con le VESPERAE DE DOMENICA K 321, scritte appunto in quell’ anno. Destinato al tempo pasquale, il brano incede in una festosa ed equilibrata alternanza fra i cori ed i soli. La sua scrittura e liberamente imitativa e mostra una estrema coesione formale. In diversi punti le intersezioni alleluiatiche richiamano un passo dell’ Halleluia del MESSIA di HAENDEL che peraltro Mozart non poteva ancora conoscere nel 1779. Sono degne di nota anche le gioiose "Ghirlande" presenti nelle parti corali. Il testo dell’ Antifona viene musicato due volte per intero in forma.

MISSA BREVIS KV 259 Se si scorre la cronologia della musica liturgica di Mozart, immediatamente è agevole percepire come essa si situi quasi esclusivamente negli anni salisburghesi e sia riferibile al suo servizio presso la Cappella di Corte del Principe-Arcivescovo Siggismund, conte di Schrattembach fino al 1771, Hieronymus conte di Colloredo dal 1772 al 1781. Su una settantina scarsa di musiche vocali e strumentali ( tra messe complete e non, brevi composizioni destinate al proprium missae e all’ ufficio vespertino solenne,e una ventina di sonate da chiesa) solo una quindicina non furono scritte per Salisburgo. Le rimanenti, una cinquantina, vanno riferite proprio al periodo dell’ Episcopato del conte di Colloredo, assai meno tollerante del suo predecessore. E’ meglio ricordare che per Messa completa, in musica, si intende la serie dei cinque testi che costituiscono il cosiddetto "Ordinarium Missae", cioè quelle parti invariabili della celebrazione eucaristica che restano costanti e che si ritrovano in ogni festa durante tutto l’ anno liturgico e nell’ ordine: Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus-Benedictus, Agnus dei. ( Nella messa da requiem o di pro-defunctis, in genere musica anche l’introito" Requiem aeterman", sostituisce il Gloria e il Credo la sequenza Dies inae e muta l’invocazione finale dell’ Agnus dei in dona eis requiem sempiternam). Inoltre non si dimentichi che la messa aveva altre parti cantate vocali o strumentali o gregoriane o polifoniche o solistiche = Introito, Graduale, Tratto, Offertorio, Communio. Queste possono cambiare a seconda della festività corrente.

GIOVANNI CROCE (Chioggia 1557- Venezia 1609)

Musicista veneziano, allievo di Zarlino, cantore e poi maestro di cappella in S. Marco a Venezia, ebbe posto di rilievo nella scuola veneziana per la sua produzione sacra ( messe, mottetti) ma soprattutto per quella profana in cui spicca l’ uso dello stile monodico.

REPERTORIO

CANTATE DOMINO

TRADUZIONE E PRESENTAZIONE DEI BRANI IN REPERTORIO

CANTATE DOMINO Il mottetto Cantate Domino, di fattura elegante, tratto dal salmo 95, si compone di una prima parte polifonica dove i temi dialogano tra loro, un’ idea in "tempus perfectus" in stile accordale e si conclude invece in "tempus imperfectus" in una ampia e larga frase con le parole " salutare eius". Rappresenta un interessante esempio di scuola polivocale veneziana.

CANTATE AL SIGNORE UN CANTO NUOVO CANTATE AL SIGNORE IN OGNI TERRA CANTATE AL SIGNORE E BENEDITE IL SUO NOME ANNUNCIATE, ANNUNCIATE DI GIORNO IN GIORNO, VENERATE IL SUO NOME.

LUIS DA VICTORIA ( Auila 1548- Madrid 1611)

Polifonista spagnolo che assieme a O. Di Lasso e G.P. da Palestrina forma la triade dell’ ultima stagione della polifonia cinquecentesca. Giovanissimo fu mandato a studiare a Roma e li fu ordinato sacerdote nel 1575. Nel 1585 tornò in spagna e fu organista a Madrid. La sua opera è esclusivamente sacra ed è composta da: 20 Messe; 40 Mottetti; 34 Inni; Responsori e Magnificat. Sente profondamente l’ influsso della scuola romana, soprattutto di Palestrina, nel senso rigoroso della costruzione polifonica. Da Victoria ama semplificare un po' la forma così da renderla calda, più vicina alle tendenze spagnole. Egli assume il testo sacro come un messaggio di profonda intensità da rivivere ogni volta con ritrovata spiritualità intimistica da essere a volte intensa, quasi drammatica. Fra le composizioni che più si rifanno al distaccato stile palestriniano, ma sempre con estrema dolcezza, ricordiamo i due Mottetti a 4 voci miste: O MAGNUM MISTERIUM e l’ AVE MARIA. Quest’ ultima si sviluppa in un tema gregoriano e viene arricchitta da geniali intrecci, riprese, imitazioni, sovrapposizioni e contrapposizioni di rarra bellezza.

REPERTORIO :

AVE MARIA

TRADUZIONE E PRESENTAZIONE DEI BRANI IN REPERTORIO

AVE MARIA Il brano adopera come "cantus firmus" la melodia gregoriana completa. Questa Ave Maria si può definire quasi una monodia dove il soprano è sovrastante rispetto alle altre voci. Il primo episodio" grazia plena" è ripreso dalle altre voci in imitazione stretta alla 5° ed 8°( tenori e bassi). " Dominus tecum benedicta tu" sono costruiti in modo accordale. " In mulieribus" da il canto al basso mentre il tenore arricchisce la melodia che subito viene ripresa dal soprano e dal contralto. Nel passaggio "et benedictus fructus" il cantus firmus cambia ed entrano, nell’ ordine, bassi e tenori in senso imitativo. Nel "Sancta Maria ora pro nobis" si cerca un’ armonizzazione del cantus firmus del soprano reso più drammatico dal movimento ternario. Nell’ ultimo episodio "nunc et in ora" il ritmo ritorna binario, più compassato per concludersi nel meraviglioso Amen dove si assapora uno sviluppo polifonico dove contralto e tenore si imitano per concludersi in una cadenza plagale.

ANTON BRUCKNER ( ANSFELDEN 4.9.1838- VIENNA 11.10.1896)

Musicista austriaco di enorme genialità. Nel 1856 diventa organista della Cattedrale di Linz e attorno ai trent’ anni incomincia a comporre autentici capolavori. Diventa poi professore al conservatorio di Vienna e come organista viene apprezzato nelle sue tournee di Londra e Parigi. A Vienna viene poi nominato organista di Corte. Come compositore il pubblico stenta a capirlo per le difficoltà armoniche che la sua musica rappresenta. Anche nelle sue prime produzioni possiamo due elementi di enorme rilievo per l’ evoluzione del linguaggio bruckneriano: il modalismo melodico e la ricerca di un’ espressione immediata; elementi che fusi con le grandi proporzioni formali e con gli incredibili spessori fonici,accompagneranno tutta la produzione del musicista, anche quella polifonica. Resta mirabile la ricerca del sublime, della perfezione e della assolutezza che mai nella storia della musica è stata condotta con tanta purezza di spirito e umana umiltà.Grandi pagine restano la grande Messa in Fa minore e lo splendi do Te Deum, oltre a molte pagine organistiche e corali ed il Requiem in Re minore per soli coro e orchestra nonché le varie Sinfonie.

REPERTORIO:

LOCUS ISTE AVE MARIA

TRADUZIONE E PRESENTAZIONE DEI BRANI IN REPERTORIO

Locus iste. Questo splendido mottetto è stato composto nel 1869, periodo nel quale il musicista da spazio alla moderna dialettica. Di fattura semplice, con un dolce melodismo cantabile e di contenuti fortemente immediati, le progressioni, utili per ribadire più e più volte i concetti fondamentali della fede. La religiosità di Bruckner, elemento primario, non è improntata a semplice devozione cristiana ma rappresenta un’ altra concezione spirituale che in questo caso viene evidenziata proprio col continuo ribadire contenuti melodico-armonici.

QUESTO LUOGO È STATO FATTO DA DIO È UN INESTIMABILE GIURAMENTO NON RECUPERABILE. QUESTO LUOGO È STATO FATTO DA DIO.

FEDERICK B. MENDELSSOHN ( 1809-1847)

Compositore tedesco, poco più che decenne scrisse le prime composizioni fra cui piccole opere. Proveniente da famiglia ebraica facoltosa e molto colta che aveva abbracciato il protestantesimo e che per distinguersi dagli altri Mendelssohn aggiunge al proprio cognome Bartoldy. Studiò con vari insegnanti e cominciò a viaggiare ed a comporre. Iniziò nel 1826 una brillante carriera di direttore d’orchestra a Berlino che lo portò alla riesumazione della Passione secondo S. Matteo che si può dire dia il via alla rinascita Backiana. Fu fra i fondatori del conservatorio di Lipsia. La sua vasta produzione abbraccia tutti i generi musicali. Artista enigmatico, nasconde il tormento di una natura insoddisfatta conscia della grande trasformazione che il romanticismo stava operando e incapace di arginare gli eccessi. Il suo ideale di musica classicamente distaccata lo costringe a voltarsi verso il passato che rivede con profonda emozione.

REPERTORIO

LA DOMENICA MATTINA GEISTLICHES LIED

TRADUZIONE E PRESENTAZIONE DEI BRANI IN REPERTORIO

Geistliches lied. Appartiene alla raccolta dei tre lieder spirituali su testo di Broodley. Scritto per voce solista, coro e pianoforte, il lied presenta grande originalità nella condotta corale, abilità nell’ alternarsi delle parti e perfetta fusione timbrica tra voce e strumento.

C. FRANK ( 1822-1890 )

Musicista francese avviato alla carriera concertistica dal padre ancora in tenera età. Da piccolo genio diventa grande pianista, virtuoso organista e insigne maestro di cappella a Sainte Clotilde. Nel 1860 eredita la cattedra d’ organo al conservatorio parigino, dove fu talmente grande da gettare le basi della moderna scuola organistica francese. Si dedicò anche alla composizione lasciandoci pagine per musica corale, sinfonica, da camera, organistica e pianistica. La sua musica è forse diseguale ma spesso raggiunge momenti di grande intensità; ad una aspirazione classica si sovrappone una spiritualità combattuta tra misticismo e passione. Panis Angelicus è una composizione pere voce solista e coro dove l’ idea della spiritualità diventa tutt’ uno con l’ impasto armonico.

REPERTORIO

PANIS ANGELICUS

TRADUZIONE E PRESENTAZIONE DEI BRANI IN REPERTORIO

PANE ANGELICO DIVENTI PANE DEGLI UOMINI IL PANE DEL CIELO DA FIGURA ALLE BELLEZZE. O RE MERAVIGLIOSO OFFRI IL TUO CORPO DA MANGIARE DI DIO POVERO SERVO ED UMILE.

ANTONIO VIVALDI ( VENEZIA 4.3.1678- VIENNA 26.7.1741)

Compositore veneziano cominciò prestissimo gli studi musicali sotto la direzione del padre e giovanissimo entrò a far parte dell’ Orchestra S. Marco. Venne ordinato sacerdote nel 1703 ed entrò nell’ Ospedale della Pietà come maestro di violino, direttore e compositore. Mantenne queste cariche per tutta la vita anche se impegnato in una forte attività concertistica che lo porta nelle maggiori città europee. Strano, scontroso, bizzarro, dal carattere impulsivo e poco ragionatore, capace di trascinare le folle, eccellente violinista e maestro dotato di velocità compositiva eccezionale. Difficile da gestire anche per la chiesa a causa del suo temperamento, fu soprannominato " prete rosso" per il colore dei suoi capelli, fu oggetto di aspre critiche perchè conservando il titolo di abate smise molto presto di dire messa e si scontro così con le autorità ecclesiastiche. Per noi rimane il compositore di concerti strumentali, ne compose ben cinquecento, oltre ad ottanta sonate. Molti i concerti descrittivi: le Quattro Stagioni; La Notte; La Tempesta di mare; Del cardellino; ecc. Notevole la produzione sacra tra cui spiccano il Gloria e l’ oratorio Juditha Triumphalis. Importante anche la produzione operistica. La sua musica è costruita sulla base dell’ intenso contrasto fra movimento centrale, molto cantabile e affidato a poche voci, e la foga ritmica, l’ incisività tematica dei tempi rapidi esterni. Assolutamente tipica e inimitabile l’ eccezionale invenzione tematica che si basa su una cellula armonica semplice. Altri elementi sono la ricchezza virtuosistica dei passaggi solistici sempre sostenuti dalle pulsazioni ritmiche e la straordinaria varietà degli impasti timbrici.

REPERTORIO

CUM SANCTO SPIRITU dal "Gloria"

TRADUZIONE E PRESENTAZIONE DEI BRANI IN REPERTORIO

CUM SANCTO SPIRITU E’ un brano tratto dal Gloria, capolavoro suddiviso in momenti di tonalità ed organico variabile; esso è la conclusione dell’ opera che inizia con un festoso allegro per poi passare attraverso vari momenti sia contemplativi che di forza corali e solistici per concludersi nel fugato appunto del Cum Sancto Spiritu. GABRIEL FAURE’ ( PAMIERS 12.5.1845- PARIGI 4.11.1924)

Musicista francese, nasce a Pamiers e muore a Parigi. Ingegnoso e precocissimo si forma nella scuola di Niedermeyer e di Saint Sauit. Dal 1866 incominciò a ricoprire varie cariche di organista fino a rilevare lo stesso Saint-Saens alla Madeleine nel 1896, anno in cui gli fu data la carica al conservatorio parigino. Nel 1905 divenne direttore del conservatorio di Parigi e nel 1919 comincia la sua sordità che piano piano si fa definitiva. Probabilmente per questo la sua musica diventa sempre più complessa e rarefatta anche se rimane di estrema raffinatezza tanto da essere la musica francese più rappresentativa dell’ inizio del novecento. Enorme fu il suo impegno di insegnante. Ebbe allievi come Ravel, Casella, Florent, Schmitt. Sotto la sua direzione diede cattedre al conservatorio a musicisti come D’ Indy e Debussy. Scrisse liriche, pagine pianistiche, musiche da camera, varie Messe, due opere e uno stupendo Requiem.

REPERTORIO

SANCTUS dal Requiem

TRADUZIONE E PRESENTAZIONE DEI BRANI IN REPERTORIO

SANCTUS Il Sanctus è tratto da quel capolavoro che è il Requiem, composizione esemplare di squisito e raffinato valore, tanto da diventare una lirica. Nel Sanctus il canto alternato di soprano e voci virili è avvolto dagli arabeschi, che in questa revisione vengono sostenute dal pianoforte e genera con il suo movimento delicato di sfumature del colore armonico. Interessante il motivo di commento che gravita attorno ad una nota centrale, proprio nello spirito dell’ antica melodia liturgica. Ogni tanto, un intervallo, cambia inaspettatamente nel coro maschile, generando una sensazione di nuova luce. L’ Osanna è poi uno squarcio nel cielo rendendo una grande esultanza per poi spegnersi nell’ accordo finale.

LUDWING VAN BEETOVEN ( 1770- 1827)

Padre e nonno di Beetoven erano cantori di corte. A soli nove anni suonava organo, pianoforte e violino e si avviò alla composizione. Pochi anni dopo è secondo organista nella cappella dell’ Elettore e violinista nell’ orchestra di corte. A Vienna si esibisce davanti a Mozart. Poi segue Haydin sempre a Vienna, dove completa gli studi. Nascono le prime opere importanti come la sonata op. 15 per pianoforte detta " patetica", e il concerto op. 15 per pianoforte ed orchestra. Comincia, però, in questo periodo ad affligerlo la sordità. Nel 1802 scrive " il testamento di Heilingemstadt". La sola convinzione che lo indusse a non uccidersi fu la musica. Scrisse quindi la prima sinfonia. Nel 1803 da un concerto a Vienna comprendente " Cristo sul monte degli ulivi", il "terzo concerto per pianoforte" e la prima e la seconda sinfonia. Nel 1804 finisce la sua terza sinfonia. Poca fortuna hanno la quinta e la sesta sinfonia. In questi anni nascono la quarta sinfonia, i tre quartetti op. 59, il concerto per violino, la son ata per pianoforte op. 57 detta "appassionata", tutte molto fortunate. Ormai malato ed incompreso scrive i quaderni di conversazione. Gli ultimi anni della sua vita furono un calvario fisico che però non spensero la sua creatività, anzi l’ aumentarono. Le sue opere continuano ed aumentano di valore. Ci ha regalato pagine come: nove sinfonie(più una fuori catalogo), Trio, sonate per pianoforte, Missa Solemnis, inno alla gioia, grande fuga, pagine per pianoforte ed orchestra, sonata op. 11 per archi, cinque concerti per pianoforte-violino-violoncello ed orchestra, il.Fidelio ( opera teatrale), due messe, un oratorio, undici ouvertoures, sedici quartetti per archi più una fuga per lo stesso organico, cinque sonate per violoncello e pianoforte, un centinaio di canti per pianoforte e coro, musiche per diversi gruppi strumentali, tredici quaderni di musiche e danze. La produzione delle opere di Beethoven si distingue da tutte le altre poiché traspare la perfezione; nel loro complesso rappresentano un fenomeno d’ a ssolutezza; ha segnato una pietra miliare nella storia della musica ed il suo risultato assume una forma complessiva imponente.

REPERTORIO

FREUDE SCHOENER GOTTERFUNKEN INNO AL CREATORE

TRADUZIONE E PRESENTAZIONE DEI BRANI IN REPERTORIO

FREUDE. Esplosione corale finale della X° sinfonia tutta espressa in forma omoritmica per dare risalto alla cura dell’ armonia e all’ altezza dei suoni. Diventa inno ufficiale della Comunità Europea. E’ certamente il brano più famoso di BEETHOVEN composto dall’ autore quando era già al limite della sordità. Il brano conclude con le parole: " Tutti gli uomini diventano fratelli dove la tua ala soave freme."

INNO AL CREATORE. Inno di ringraziamento a Dio per le meraviglie del creato, fra cui spicca l’ uomo. Canto espresso in stile accordale.

J.S. BACH. (EISENACH 21.3.1685-LIPSIA 28.7.1750)

Musicista tedesco nato ad Eisenach e morto a Lipsia. Viene accostato alla musica dal padre, poi dal fratello e da uno zio. Compie gli studi musicali a Ohrdruf e a quindici anni grazie alla sua voce entra nel coro delle Michaelisschle di Huaelerug e inizia a comporre. Accetta poi un posto da organista nella chiesa di Muhlhauseri, dove scrive quattro cantate. Nel 1717 si trasferisce a Kothen come Kappelmeister e li compone la maggior parte delle pagine strumentali, tra cui i concerti Brandeburghesi, sonate ed il primo libro del clavincembalo ben temperato. Inizia, probabilmente, anche la Passione secondo Giovanni. La sua produzione è talmente enorme che qualche storico l’ ha così definito: "...visto che Bach significa ruscello, quest’ uomo doveva chiamarsi oceano......". Da grande didatta qual’ era compose innumerevoli opere: le suites, l’ arte della fuga, le invenzioni, le sinfonie, il clavincembalo ben temperato che è la pietra miliare di ogni musicista. Tutta una serie di produzioni per strumenti ed organo. Ma la ricerca più colossale resta sicuramente la musica corale: tre Passioni di San Matteo, San Giovanni, San Luca; l’ Oratorio di Natale; quello di Pasqua; un Magnificat; le maestose Messe; i preziosi Corali; ben trecento Cantate e varie invenzioni che complessivamente fanno più di mille composizioni Bachiane. L’ opera di Bach si presenta con i caratteri di una gradualità senza precedenti. Mai nessuno è riuscito a scrivere con tanta continuità ed alto livello artistico da dare in ogni sua pagina l’ impronta del genio. Inoltre ha saputo interpretare la storia della musica e ricavarne il significato più intimo, i valori più autentici, gli esempi più stimolanti facendo così della musica una scienza. Bach diffida dalle forme che non siano ampiamente sperimentate; non è un innovatore ma un uomo di metodo. Alla base della sua musica c’è la ricerca della purezza e della grandiosità della polifonia. La tecnica acustica è più grande dell’espressione. Un’ eccezione all’ atteggiamento per così dire conservativo, può essere costituito da " l’ offerta musicale" e da " l’ arte della fuga" dove, soprattutto dal punto di vista tecnico la musica viene proiettata nel futuro. L’ andamento cromatico è sbalorditivo; c’è una ricerca pura, speculativa che trascende la musica stessa.

REPERTORIO

CORALE dalla Cantata n°147 SIGNORE DOLCE VOLTO Dalla passione secondo S. Matteo PSALLITE DEO NOSTRO IN LETIZIA Dal Magnificat

TRADUZIONE E PRESENTAZIONE DEI BRANI IN REPERTORIO

CORALE dalla Cantata n° 147. Canto religioso a struttura strofica tratto dalla cantata. E’ un intersecarsi di parte corale e incisi strumentali di interessante effetto fonico.

PSALLITE DEO. Tratto dal Magnificat, capolavoro incluso nella liturgia luterana, di solito eseguito in tedesco, nelle celebrazioni più importanti viene eseguito in lingua latina. E’ composto per orchestra, coro e solisti. Il brano che abbiamo in repertorio è una fuga dove il tono assertorio del soggetto, la simmetria costruttiva con l’esposizione senza strutti e l’assenza di strumenti se non un basso continuo conferiscono al brano un sapore ecclesiastico.

CANTATE AL NOSTRO DIO( con il suono della cetra) IN GIOIA ESULTATE IL SUO NOME NEI SECOLI CANTATE AL SIGNORE RISORTO, NEI SECOLI CANTATE... ESULTATE(osannate) IL SUO NOME NEI SECOLI.

O CAPO INSANGUINATO. Tratto dalla passione secondo S. Matteo, deve essere stato eseguito la prima volta il Venerdì Santo a Lipsia nella Chiesa di S. Tommaso nel 1729. E’ una composizione colossale per doppio coro ed orchestra imponente. Si dispiega in svariate arie, corali, ariosi di gran lunga superiori alla Passione secondo S. Giovanni. Sommo poema del dolore.

JACQUES ARCADELT ( 1504- PARIGI 1568)

Compositore francese, probabilmente fu allievo di J. Despres. Coltivò con successo il madrigale e il mottetto liturgico, lachanson francese e la messa. A Firenze venne a contatto con la realtà medicea e a Vienna conquisto tale fama tanto da essere indicato come " divino" o " eccellentissimo". Nel dicembre del 1540 entra a far parte della Cappella Papale. Nel 1551 con un crescendo di onori sposta la sua attività in Francia come musico alla corte reale e Maestro di Cappella di Carlo di Lorena. Autore dotato di non comune inventiva, si attenne ai principi classici della propria epoca, sviluppando una stilistica sempre coerente nei vari generi trattati. Fra le sue composizioni ricordiamo: cinque libri di Madrigali a quattro voci( 1539-1544) e un libro di Messe a quattro e cinque voci( 1557).

REPERTORIO

AVE MARIA

TRADUZIONE E PRESENTAZIONE DEI BRANI IN REPERTORIO

AVE MARIA. Brano scritto in modo omoritmico dove il cantus è affidato al soprano e il coro rende un solido sostegno accordale dai toni mistici e dalla dolcezza infinita. Si racconta che Listz ascoltando questa Ave Maria dalla Cappella Sistina in un suo viaggio a Roma fu talmente colpito dalla sua musicalità tanto da ricordarla in vari brani di musica pianistica.

PROGETTO DI " AVE MARIA"

Il testo dell’ Ave Maria comprende tre parti: prima: saluto dell’ Angelo Gabriele (Luca 1,28) seconda: saluto e profezia di Elisabetta ( Luca 1,42) terza: invocazione finale ( Sancta Maria ; aggiunta nel XII secolo) Le prime due parti, fin dai tempi di S. Gregorio, hanno fornito il testo ad una antifona per la festa della Beata Vergine e, prima del XII secolo, di un’ offertorio ( IV° Domenica di Avvento; festa dell’ Immacolata). Musicata fin dai tempi dell’ ars Antigua, il testo ha stimolato numerosi musicisti. Nel Rinascimento ricordiamo: Byrd( a cinque voci) Despres, Lasso,L. Da Victoria, Palestrina,Monteverdi, Arcadelt, Willaert, Cristobal de Morales, tutte polifoniche. In epoca romantica ricordiamo Schubert( Lied op. 52 n°6), Gonnod ( sul primo Preludio di Bach), Donninzetti( con testo dantesco, Paradiso XXXII canto), Rossini Brahms, Listz, Bizet, Verdi, Saint-Saens, Bruckner con le Ave Maria di fine ottocento. Nel nostro secolo Kodaly, Stravinsky, Romaninov.

VERBUM CARO FACTUM EST di autore anonimo

IL VERBO SI E’ FATO CARNE IL VERBO SI E’ FATTO CARNE PER LA VERGINE MARIA IN QUESTO PERIODO DELL’ANNO E’ STATA DATA LA VITA AL SIGNORE NATO PER IL POPOLO, PER NOI DALLA VERGINE MARIA LA SORGENTE NASCE DAL SUO RIVOLO PER IL POPOLO LEGATA DAL VINCOLO DELLA MORTE PER LA VERGINE MARIA UN VIRGULTO L’HA GENERATA, UN FIORE, IL SOLE PORTO LA........ PORTO’ VIA UN MINUTO PER LA VERGINE MARIA PER TE O CRISTO, SOLE E GRAZIA, SALVEZZA, ONORE, VIRTÙ’ GLORIA DELLA VERGINE MARIA


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