Indice

I Filosofi e il Ludus deportivo

NOTE INTRODUTTIVE STORICHE ED ANTROPOLOGICHE, DAI "LUDI SACRI ALLO SPORT" PERCORSO STORICO-FILOSOFICO E PEDAGOGICO NELL'AREA MEDITERRANEA ED OCCIDENTALE ( Dall'Impero Egizio alla rivoluzione Industriale)

L'iter storico filosofico ed i suoi aspetti mondani

ASPETTI DI PSICOLOGIA CLINICA, I MECCANISMI DI DIFESA

Concetti introduttivi 
L'originedella psicoanalisi
L'io ; Definizione del concetto di Io Suo sviluppo e funzioni Studi ad esso relativi;concetti introduttivi sui meccanismi di difesa.
I Meccanismidi difesa
Qualche considerazione finale sui meccanismi di difesa.
La scherma

L'AGGRESSIVITA' ED IL SUO "CURSUS" NEL GIOCO E NELLO SPORT  Approfondimenti nell'ottica dell'interpretazione clinica ed etologica - La scherma "ponte" fra pulsioni ,gioco e sport

BREVE STORIA DELLA PSICOLOGIA CLINICA E DELL'OSSERVAZIONE CLINICA DIRETTA (NELLA ETA'EVOLUTIVA). UN NUOVO CAMPO DI APPLICAZIONE E DI VERIFICA: LA PRATICA SPORTIVA

- La nascita della psicologia clinica
Il bambino nel periodo di latenza( 7-11 anni); Sviluppo psichico in rapporto ai compagni di gioco I giochi come specchi dell'anima e la loro osservazione diretta -

STUDI, RICERCHE, ELABORAZIONE DEI DATI IN PSICOLOGIA CLINICA DELLO SPORT

Introduzione generale alle ricerche -
Aspetti
psicoanalitici dell'attività sportiva: nuova metodologia di osservazione clinica applicata alla scherma nell'età evolutiva
Raffronto tra un indagine scolastica ed una societaria con il metodo di osservazione clinica diretta applicata alla disciplina schermistica
Il metodo di osservazione clinico diretto applicato al tennis ed al tennis tavolo, estensione della nuova metodica e nascita della nuova griglia di osservazione

SVILUPPO DELLE RICERCHE , NUOVE APPLICAZIONI

Introduzione generale alle ricerche
I meccanismi di difesa rilevati con il test di scrittura.Confronto con i risultati dell'osservazione clinica diretta nello sport
Aspetti terapeutici complementari all'attività sportiva schermistica e prospettive terapeutiche per altre discipline
Il rilancio dell'attività sportiva nella sua dimensione di "prevenzione ed integrazione"
Aspetti preventivi ed integrativi dell'attivita sportiva (sport ed handicap mentale): la psicologia clinica e la disciplina schermistica "liberano tutti" da vecchi pregiudizi
Nota conclusiva all'estensione delle ricerche

PERCORSO DI AVVICINAMENTO ALLA PROGETTAZIONE DI UN "MODELLO CLINICO DELL' ATTIVITA' LUDICO SPORTIVA COME PREVENZIONE AL DISAGIO GIOVANILE"

- Basi per una pedagogia a carattere clinico-analitico
Note
Un modello clinico dell'attività ludico-sportiva come spazio di prevenzione al disagio giovanile.Il progetto "Campus".
Le caratteristiche generali del progetto "Campus" 1988-1998
Quadro generale
Considerazioni finali
note
bibliografia

CRITICA EPISTEMOLOGICA ALLA METODOLOGIA DI RICERCA

introduzione
Considerazioni sulla validità del metodo induttivo nelle scienze
Spunti di riflessione
Verso un modello di " ricerca scientifica" nell'impianto clinico di lavoro

CONCLUSIONI

 

 



L'iter storico - filosofico ed i suoi aspetti ...mondani

 

Ad oggi é possibile considerare come prima "illustre" vittima dei ludi sportivi colui che tutti i testi di filosofia annotano come il primo filosofo occidentale. Talete di Mileto 1 per un eccesso di tifoseria finì aroventato dal sole sui gradini dello stadio di Olimpia. Si era alle cinquattotesime Olimpiadi nell'anno 548 A.C. Ben duecento anni prima nel 776 A.C. il nome di Corebo ,atleta dell'Elide fu trascritto come il primo vincitore della gara di corsa della prima Olimpiade. Questo bizzarro aneddoto sopra narrato ci permette di introdurre la storia del movimento sportivo, dai suoi esordi organizzati.2 L'alfa di tale accadimento fu di ordine sacro. La culla l'Alto Egitto. Già nella III e IV dinastia dell'Antico Regno ( 2780-2280 a.C) vi era un sistema di re divinizzati, di culti funerari, con precisi canoni in arte ed architettura,propri gerogrifici ecc... Queste prime creazioni erano talmente belle (compreso le colossali piramidi di Gizet) che i membri della classe dominante si scostarono solo leggermente dai prodotti dei loro antenati.La vita per la popolazione "agiata" scorreva piacevole e ritualizzata. Gli uomini ricchi competevano in sfarzo ed opulenza , probabilmente perché secondo il sociologo Richard D.Mandell 3 vi erano poche aree socialmente accettate che permettessero una rivalità più aperta ed aggressiva. Venivano comissionati obelischi commemorativi, e promosse grandiose celebrazioni religiose intese a dimostrare la ricchezza e pertanto la potenza dei governanti .4 È in questo contesto che si possono inserire le prove relative ai ludi sacri . A testimonianza di ciò ci sorregono alcuni dipinti sopravissuti sino a noi. Un affresco proveniente dalla tomba di un principe, della IX dinastia (2100-2000 a.C) raffigura due lottatori nell'atto di effetuare nel contesto di una cerimonia ben 122 posizioni e prese diverse. Che la lotta fosse tenuta in tanta considerazione da essere praticata da professionisti é suggerito da un affresco risalente a circa 600 anni dopo, in cui è raffigurato un gruppo in marcia di tarchiati lottatori di variata corporatura, l'ultimo dei quali porta un piccolo stendardo sul quale é raffigurato un lottatore, simbolo della loro disciplina. Un altro sport da combattimento che spesso appare nelle prime raffigurazioni egizie é una sorta di scherma effetuata con i bastoni o aste di legno. I bastoni della lunghezza di un metro circa, erano fatti volteggiare con la destra mentre il braccio sinistro teneva uno scudo. Alcuni combattenti portavano un leggero elmetto a protezione del volto e degli orecchi. In un bassorilievo del tempio di Medinet-Abu, nell'alto Egitto costruito dal Faraone Ramsete III nel 1190 a.C si evoca una dimostrazione di scherma seguita da un pubblico composto da spettetori competenti;non vi manca nulla, le armi assomigliano ai fioretti, le mani sono protette da un coprimano analogo a quello della sciabola moderna;la faccia riparata da una maschera, la giuria e gli organizzatori dell'evento inserito in un contesto di ludi sacri sono riconoscibili per la penna di cui sono muniti. Vi sono anche delle raffigurazioni di combattimenti formali in cui gli atleti privi di qualsiasi protezione tengono in entrambe le mani un lungo bastone, presubilmente a scopo di attacco o di difesa. Importantissima in questo contesto la testimonianza del viaggiatore greco Erodoto5 che visitò l'Egitto nel 450 a.C. e ci descrisse un combattimento con i bastoni nel contesto di una cerimonia religiosa che si svolgeva a Papremis: " Si affrontavano più di mille uomini che per adempire ad un voto si armavano di bastoni ... I Sacerdoti lasciavano la guardia della statua e si mettevano a condurre la quadriglia che recava la statua all'interno del repositorio, gli stessi poi, appostati nel vestibolo del Tempio ne interdivano l'entrata. Una violenta battaglia a colpi di bastoni iniziava allora..." 6 Ancor oggi in alcune parti dell'Egitto il combattimento con i bastoni alquanto più lunghi costituisce una forma di attività ricreativa ritualizzata.7 E' interessante notare come in queste forme di combattimento sportivo nonostante l'innata cruenza dell'evento sia presente il piacere estetico o catartico più che trasmetterci il piacere per il fremito della vittoria da parte di chi assisteva in fatti nei quali erano quasi del tutto esclusi gli aspetti competitivi, era una sorta di intrattenimento per spettatori colti e non vi era alcun bisogno dell'aspetto agonistico. Dopo la breve invasione dell'invasione hyksos, gruppo di guerrieri provenienti dal medio Oriente infiltrati in Egitto che duro 108 anni ovvero la XV dinastia sino al 1580 a.C. che fecero crollare per sempre la presunzione degli Egizi di un'inarrivabile superiorità in campo bellico,anche il rapporto con la funzione sacra del ludo si modificò. I nuovi re che restaurarono il potere avevano dei nuovi ruoli di stabilizzzatore sociale da ricoprire, dovevano anche propagandare se stessi come atleti supremi e cacciatori particolarmente vigorosi. Per secoli fu una necessità politica coltivare il mito pubblico secondo cui il re era un atleta inegualiabile sempre capace di superare i risultati mirabolanti dei suoi predecessori. Se la fama di atleti dei governanti del Nuovo Regno fosse basata su vere gesta o fosse una creazione ispirata dai sacerdoti adetti alla propaganda non lo si saprà mai con certezza. Ci restano la narrazione di mirabili imprese di vogatori eccelsi di cacciatori inegualiabili di nuotatori superbi di arcieri ed aurighi impareggiabili pronti ad intervenire con supreme doti in difesa del Regno.8 E' chiaro che si andò qui a modificare la concezione sacra di ludo connotandogli un aspetto sempre divinatorio ma legato ad un messaggio molto diverso. È a mio avviso questo lo spartiacque che delinerà d'ora in poi l'aspetto agonistico sportivo. Se pur è vero che la civiltà micenea dominante il mediterraneo fra il 1600 ed il 1200 a.C. mantenne l'aspetto formalmente sacro del ludo sportivo esaltando le gesta non più dell'imperatore egiziano ma del eroe principe del mare che era Eracle prototipo dell'eroe moderno dominatore delle coste e predone dei nuovi commerci nel bacino del Mediterraneo. Non era forse il destino delle città greche nel mare, nella colonizzazione, nel commercio. Ebbene i requisiti che sembrano indispensabili nell'avventura marittima,il coraggio l'audacia, l'astuzia, la sete di conquista,erano altrettante pregorative dei guerrieri nomadi del tempo di Omero. Vincere in un combatimento pubblico o sollevare dinanzi agli occhi di tutti un grosso macigno,quando queste attività erano socialmente accettate e ritualmente eseguite poteva essere considerata un indicazione di favore da parte degli dei. Chi non dimentica le fatiche di Eracle eroe popolare assorto a rango di Dio. Non si dimentichi inoltre che le aspirazioni delle classi superiori micenee sembravano visto l'alto grado di aggressività dominate da una caratteristica che successivamnte i greci chiamarono Agon , un generale impulso interiorizzato alla ricerca della supremazia personale - supremazia che andava legittimata appunto dal riconoscimento della vittoria in una gara pubblica agonistica perché no anche sportiva . Gia' luogo di culto appunto Miceneo Olimpia neutro spazio dell'Elide divenne il porto franco di una manifestazione che riunì le sparse citta' stato sorte dalle ceneri dell'impero miceneo le poleis delle genti doriche e ioniche in una sorta di "happening" sacro dove ognuno esponeva le proprie merci culturali e perchè no sportive (i propri campioni) figli dell'epos omerico in una sorta di agonismo "sano" affidato alle prestazioni sportive che sostituivano in questo periodo di sospensione di qualsiasi forma di belligeranza le reali battaglie in corso. Nel nome di Zeus erano cosi gestite eventuali sospensioni alleanze commerci, riappacificazioni che potevano tornare utili a tutti. È altresi chiaro che in seguito ogni città stato (fra cui Mileto per cui tifava Talete) esprimesse atleti consoni ai propri modelli di vita; si veda il dominio di Sparta per diversi lustri e diverse Olimpiadi, in onore dell'atleta perfetto soldato e uomo dedito allo Stato. L'eroismo ha bisogno di riconoscimenti la fama é una forma di immortalità che è di monito per tutti . Di ogni eroe saranno narrate le gesta leggendarie, per sempre. È forse per questo che l' aretè omerica , la virtù personale , ha formato una tradizione in grado di tramandarsi , non solo nella civiltà greca ma anche in quella occidentale fino ai tempi moderni. Ad Olimpia la vittoria veniva poi esaltata dal poeta Pindaro9 che ne glorificava la prodezza fisica come segno di nobiltà affermando: " Nobili si nasce non lo si può diventare, si diviene solo quel che si é"- ed aggiungeva- "cio che per natura primeggia, (primeggia) sempre."10 Pindaro si muoveva chiaramente nell'etica aristocratica arcaica nello stile dell'educazione classica , della paideia , mediante la costruzione e comunicazione di modelli ideali, immutabili nel tempo, nutrimento delle generazioni presenti e future. Ma purtroppo per lui le cose stavano gia mutando radicalmente, gia per gli atleti migliori, quelli che gareggiavano dinanzi alle folle di tifosi non erano già a partire dal 600 a.C. dei "dilettanti". Per un atleta greco una gara cui non vi fossero premi di natura solo sentimentale era una gara a cui non valeva la pena andare a partecipare. Un corridore, certo Astilo, di Crotone, vinse le corse sulla distanza di uno e due stadi in due successivi giochi olimpici quelli del 488 e quelli del 484 a.C. Con tutta probabilità indottovi dai sostanziosi finanziamenti del tiranno di Siracusa, partecipò ai successivi giochi olimpici ( quelli del 480 a.C.) come siracusano. Per ciò i Crotoniani si arrabbiarono un poco mettendogli a fuoco e fiamme la casa. E questo non è che un 'esempio di come gli interessi personali o politici prendessero piede ben oltre gli aspetti etici e sacri dei propositi di tali giochi Sacri. Nel frattempo si perpetravano altre manifestazioni di non minore importanza come i giochi Pitici a Delfi in onore di Apollo; essi erano tenuti ogni quattro anni negli, anni pari tra le Olimpiadi, i giochi Istmici di Corinto in onore di Poseidone ed i giochi nemei sempre in onore di Zeus. I giochi istmici erano celebrati ogni due anni, negli anni delle Olimpiadi e dei giochi pitici. I giochi nemei, anch'essi celebrati ogni due anni, si tenevano negli altri anni. In Grecia ogni anno vi era quindi almeno una grande manifestazione sportiva. In cerca di respetabilità e fama, oltreché del denaro speso dai visitatori i sacerdoti di altri luoghi sacri e le autorità di altre poleis istituirono altre serie di gare atletiche. Ciascuna manifestazione era in onore di un Dio particolare e ciascuna aveva delle particolari ricompense. Questo faceva sì che gli atleti potendo gareggiare ogni anno in importanti manifestazioni come sorta di ambasciatori itineranti erano totalmente estranei alla vita attiva della propria comunità che erano sempre più attenti ad evitare i conflitti eventuali e scrupolosissimi a rincorrere gare ed a rispettare i calendari sportivi senzi dimenticarsi all'occorenza come abbiamo già analizzato di cambiare bandiera. In questo clima già inoltre contaminato da forme illecite di corruzione, di scommesse ,di alterazione della prestazione con certo ,anche se bandito uso di eccitanti o di tonificanti in base alle prestazioni da eseguire,con presenti figuri di allenatori o di procuratori più o meno legali i commenti del dotto mondo filosofico non sono stati da subito molto benigni a riguardo. Gia Senofane11 di Colofone nel suo ruolo di sapiente ed educatore morale nel V secolo avanti Cristo espresse il suo disprezzo disturbato come Euripide dal guadagno di certi atleti affermando che l' attività atletica era irrelevante sul piano politico e da accorto amministratore ribadiva che arrivare primo in una corsa, non acrescesse le casse della città rimproverando agli atleti di guadagnare somme più elevate di un reggente o di un soldato che come buon cittadino difendeva i confini dello Stato. Da questo atteggiamento é lecito pensare che fosse difficile tassare a favore della comunità i guadagni degli atleti ed ancor più difficile per i motivi sopradetti vederli servire la comunità come soldati. Su questo argomento torna sprezzante il poeta Euripide12 di cui riporto per intero questo frammento: "Benchè vi siano miriadi di mali in tutta la Grecia non vi è nulla i peggiore delle corse degli atleti.Innanzzitutto essi ne imparano a condurre una buona vita, ne potrebbero mai farlo. Come potrebbe un uomo schiavo delle sue mascelle ed obbiediente al suo stomaco acquisire una ricchezza che superi quella di suo padre ? Né , d'altra parte , questi uomini sono capaci di sopportare la povertà e d'aiutare la fortuna; infatti non essendosi formati delle buone abitudini trovano le cose, difficili, quando si trovano dinnanzi alle difficoltà. Nel fiore delgli anni danno brillante spettacolo di sè e sono l'orgoglio dello Stato; ma quando giunge l'età amara, sono come dei rozzi mantelli che si sono logorati . Si io depreco la consuetudine greca di riunirsi a vedere questi uomini e di rendere onori ad inutili piaceri per il gusto della festa. Infatti quale buon lottatore, quale veloce corridore che ha lanciato bene un disco, o assestato un colpo ben portato alla mascella di un altro, ha mai difeso la città dei suoi padri grazie all'aver conquistato una corona da vincitore? Gli uomini combattono forse contro il nemico portando u n disco in mano, ed attraverso la linea degli scudi assestano forse dei pugni, e così spingono il nemico fuori dalla terra dei padri " 13 Parole dure le sue ma forse realistiche in quanto gli aspetti commerciali avevano preso smaccatamente il posto degli aspetti etici e morali che si volevano esaltare con i Ludi Sacri. Molto più magnanimo fu l'atteggiamento di Platone.14 Nato in una poleis Atene già attrezzata da un punto di vista ginnico-ricreativo con adeguati Ginnasi come già dal quinto secolo a.C. diverse città elleniche, Platone cercherà di mediare gli aspetti contemporanei dell'attività fisica con precetti moral- formativi delle generazioni che l'avevano preceduto. Già Antistene15 allievo di Socrate e fondatore della scuola cinica che professava in Atene la dottrina delll'impegno morale aveva avuto parole concilianti: "Coloro che vogliono diventare uomini virtuosi,devono esercitare i corpi con gli esercizi ginnici e l'anima coi ragionamenti" 16 Nel quadro della gestione di una polis ideale negli scritti de la "Repubblica " Platone la   identifica in un modello razionale di cui è dato grande rilievo al fattorre educativo dei guardiani ed ancor di più dei governanti e della loropaideià . Solo un uomo ben educato sarà in grado di operare una scelta ispirata da retti principi etico-razionali. In questo contesto pedagogico e formativo Platone rilancia il valore dell'attività fisica. Innanzitutto separa la ginnastica dalla preparazione atletica, distinguendo gli atleti, ormai professionisti , dagli "atleti della guerra", ritiene che la funzione della ginnastica non sia quella di preparare la specializzazione dei primi. La dieta degli atleti é diversa da quella dei guardiani. "Questi hanno bisogno di sobrietà nell'alimentazione,inoltre sono costretti a disciplinare il sonno essendo chiamati ad una vigilanza costante. A seconda delle specializzazioni, invece, gli atleti possono ingrossare il corpo e dormire abbondantemente." 17 Distinta dall'addestremento la ginnastica é identificata da Platone come educazione, lasciando un segno vistoso nella valutazione futura pedagogica dell'attività sportiva. "Fra i beni umani, vien per primo la salute e poi la bellezza, e terza la forza di correre e di fare tutti gli altri movimenti del corpo" 18 Nel contesto pedagogico possono essere collocati i giudizi espressi da Aristotele19 nell'Etica Nicomachea ; egli considerava solo le: "azioni che non hanno scopo di lucro degne dell'uomo libero" 20 Applica al gioco libero e al disinteressato esercizio delle energie fisiche,psichiche e spirituali (inteso come manifestazione spontanea delle medesime,svincolata dal complesso dei valori oggettivi), il criterio della Yedoihs secondo la quale esso possa rientrare come elemento positivo nel Bios katarehn . "Perciò chi saprà curare meglio il caso particolare sarà un medico, o un maestro di ginnastica o ogni altra persona che abbia conoscenza dell'universale" 21 "A proposito dell'alimentazione sono la medicina e la ginnastica a stabilire l'opportunità e la misura e la ginnastica mira alla robustezza" 22 Si narra che Aristotele fu inoltre un appassionato del pentatlon; una prova combinata di salto,getto del disco,lancio del giavellotto,corsa e lotta tanto che lo definì: "tutto il corpo e tutte le forze impegnate:eleganza e robustezza" 23 Nel 394 D.c l'imperatore bizantino Teodosio il grande vietò che si continuasse a calcolare il tempo in Olimpiadi e bandì la celebrazione di tutte le feste pagane, ciò che avrebbe reso i giochi del 393 gli ultimi della serie. C'é da considerare che agli occhi del moralizzatore cristiano i "pagani" giochi sacri d'Olimpia non avevano più ragione d'esistere visto che dal 380 il cristianesimo era divenuta religione ufficiale di stato e per motivazioni oramai legate ad un culto bandito, perdevano quel recinto di "sacralità" che le aveva sin ora connotate. O per lo meno questa ne era la cornice. Con la fine dei ludi Sacri passarono secoli prima di poter imbastire in concetto di gioco o di divertimento slegato a dei fattori prettamente marziali, o bellici, quindi di questi aspetti non tratterò dettagliatamente senza però trascurare alcuni episodi che considero di interesse per lo sviluppo di alcune componenti inerenti la tesi elaborata. Non potendo soffermarmi sul concetto di gioco organizzato vi riporterò quello che poteva essere in voga in un epoca di contrasti estremi fra popolazioni in arme per la divisione di quello che era stato l'Impero romano e che poi sarà da prologo ai Tornei Medioevali . In seguito alle invasioni barbariche si diffuse in Italia su usanza Gota e Longobarda il detto "Giudizio di Dio". Il più antico e famoso di tali giudizi era il duello; ossia il combattimento in campo chiuso.(Usanza attribuita da altre fonti ai Mantinei, antico popolo greco il cui nome viene appunto ricordato per questo motivo).24 Tale prova narra il Parise,25 si dava quando si voleva contraddire ad un giudizio o ad una testimonianza "Dovevano combattere in duello le persone stesse delle quali si trattava la causa; per gli ecclesiastici, i vecchi, i fanciulli e le donne venivano ammessi campioni che con le armi ne tenessero le veci. Prima di entrare nel campo, i combattenti venivano esaminati con diligenza da un giudice, onde essere certi non portassero addosso erbe o altri argomenti di malie (è il primo anti-doping). Venivano quindi a combattimento armati di spada e di scudo, col capo ed i piedi scoperti;chi usciva vincitore era dal giudice assolto, il vinto condannato. Se uno dei due contendenti mancava nell'ora del combattimento, dopo che fosse stato chiamato ad alta voce per tre volte, il suo avversario entrava nel campo e dava colpi all'aria, veduto quell'iniquo cimento il giudice condannava in contumacia" 26 Nei secoli a passare in Europa, caduto in dinuso il duello giudiziario,utilizzato a tutti i livelli sociali, le armi passarono nelle mani dei potenti feudatari. Il Feudalesimo tolse così alla plebe il diritto del giudizio. L'uso del duello prende piede, e non vi é più potente che non faccia ricorso alla propria spada per risolvere qualsiasi problema. Il saper maneggiare la spada diventa una necessità nelle classi sociali più elevate; il duello non é più concepito come azione di coraggio, ma solamente come azione di forza. Così ecco lo svilupparsi dei Tornei medioevali, ad uso dei ricchi feudatari gestiti per carattere "folcloristico" a rappresentare il potere feudale e la supremazia "sessuale" del Signore. Si tornerà a parlare di ludo non militare con Tommaso d'Acquino27 che sulla scia delle traduzioni di Aristotele eseguite da Guglielmo di Moerbeke così si espresse: "bene inteso per se stesso, non ordinato ad un fine intrinseco e che giova a chi gioca" 28 Ma i primi ideologi importanti del ludo fisico furono gli Umanisti del Rinascimento. Anche se ancora fortemente influenzati da regimi pedagogici militari un abbozzo di educazione fisica non totalmente programmata all' aspetto militare poteva essere intravisto nei lavori di Vittorino da Feltre29 che proponeva l'ideale dell'uomo nuovo completo nel quale il corpo umano doveva essere elevato al rango che aveva lo spirito nella teologia cristiana tradizionale. Amando appasionatamente l'Antichità classica quale la conosceva, guardava come fecero molti altri a Platone ed alle sue raccomandazioni pedagogiche presenti in svariati libri della Repubblica. Vittorino fondò nel 1423 a Mantova una scuola "la Giocosa" per i principi Gonzaga . Eranono ammessi anche i rampolli di altre ricche famiglie provenienti da altre parti d'Italia. Oltre alle esercitazioni in latino ed in greco Vittorino previlegiava, come esercizi formativi il nuoto , la scherma e la corsa. Per migliorare la forma fisica erano anche previste escursioni nelle campagne circostanti. Da qui la convizione che l'addestramento integrato di mente e corpo dovesse essere qualcosa di più di una formazione marziale o paramilitare. Non apparteneva forse l'anima per Platone al mondo delle idee che con la "caduta della nascita" si unisce al corpo; e quale mezzo migliore dell'educazione fisica poteva essere il ponte per cementare l'unione mondana. "Per questi due elementi (animoso e filosofico),direi,che un dio ha dato agli uomini due arti, la musica e la ginnastica. Non é che le abbia date per l'anima e per il corpo, se non in via secondaria ma per quei due elementi, perchè possano armonizzare l'uno con l'altro, quando ne siano regolate al giusto grado le tensioni ed i rilassamenti" 30 Diversi precettori filosofi a Corte si cementarono in opere educative. Dai filosofi ambiziosi ci si attendeva che ideassero schemi pedagogici che fossero prodotto logico delle loro analisi delle potenzialità inerenti alla natura umana e alla vita sociale. Il Cortigiano di Baldassar de Castiglione 31 ed il Principe di Niccolò Machiavelli 32 vanno visti in parte in questa luce. In molti di questi libri veniva prescritta, a volte in modo specifico, l'educazione fisica. L'elenco dei filosofi dell'Europa che proposero regimi specifici per il corpo oltreché per la mente dei giovani per lo più nobili è ricco di nomi illustri. Vi si può includere Martin Lutero 33 che vedeva con favore alcune attività ricreative in particolare la scherma e la lotta. Il riformatore svizzero Ulrich Zwingli34 proponeva diete, abbigliamento e ginnastica per accrescere la forza e l'abilità. Michel de Montaigne35 dedicò uno dei suoi saggi alla necessità della forza e della salute del corpo per la cura dell'anima. "Non c'e equilibrio nell'attività mentale se non in armonia con il corpo" 36 John Milton 37 nel 1644 nel suo "Trattato sull'educazione " scritto per i figli dei gentiluomini proponeva un tipo spartano di regime fisico,affinchè essi potessero divenire perfetti comandanti al servizio del loro paese. Jonh Locke 38 nel 1693 pubblicò i suoi "Pensieri sull'educazione" ed in piena età della "ragione" i suoi consetti non erano in essenza molto diversi da quelle dei suoi predecessori; si raccomandava molta ginnastica e l'eliminazione dei dolci dalla dieta. Ma colui che introdusse effettivamente il concetto pedagogico formativo dell'attività ginnica e ludica fu Jean Jaques Rousseu39 che nel 1762 scrisse il romanzo pedagogico l'Emilio dove si legge nel capitolo riguardante il primato dell' educazione fisica: "La prima ragione dell'uomo è una ragione sensitiva,essa costituisce la base della ragione intellettuale: i nostri maestri di filosofia sono i piedi, le mani, gli occhi" ed aggiunse "abbia l'allievo la forza del corpo e quella dell'anima, la ragione d'un saggio ed il vigore di un atleta" 40 Le sue idee sull'educazione fisica ebbero la loro maggiorre inflenza nella traduzione tedesca e fu un teologo lettore del Ginevrino, Johann Bernhard Basedow41 che promosse un cambiamento educativo dando spazio per la prima volta al gioco infantile. Questo venne considerato un bene universale dell'uomo naturale, libero dai preconcetti di classe . Egli scrisse Elementarwerk nel 1774 un opera che come grande obbietivo aveva in puro spirito Illuminista accrescere il progresso dell'umanità con l'adozione fra l'altro di esercizi fisici consapevolmente eseguiti. Per questo fondò una piccola scuola a Dessau che chiamò "Philanthropinum"(gli amici dell'uomo) che era aperta ad allievi provenienti da tutte le classi sociali. Ma purtroppo i seguaci teorici dell'educazione fisica tedesca prescriverono ben presto a partire da Guts Muths 42 "esercizi" regolari ( non del gioco), qualsiasi gioco senza scopo ragionevole o che non eleborasssero graduatorie di merito e che incoraggiassero la spontaneità e divertimento fine a se stesso andava soppresso. La ginnastica tedesca divenne ben presto già nel 1810 sotto l'influsso di Friedrich Ludwig Janh 43 strumento non più filantropico ma politico e patriottico ad uso poi militare e di reclutamento. Si era ben lontani dal concetto estetico espresso da David Hume44: "Certo é che parte considerevole della bellezza dell'uomo così come d'altri animali risiede in una tale conformazione delle membra quale sappiamo per esperienza esser legata alla forza ed alla agilità, e tale da metter in grado di compiere quasi qualsiasi azione o esercizio. Ampie spalle,un ventre piatto, forti giunture, gambe ben rastremate, son tutte cose che ammiriamo nella nostra specie perchè son segno di forza e vigore; ed essendo questi dei vantaggi, noi naturalmente con essi, simpatizziamo: essi trasmettono a chi guarda parte della soddisfazione che procurano a chi ne è in possesso." 45 Anche Frederich Schiller46 vide nell'attività giocosa atletica l'evoluzione ideale dell'uomo: "l'impulso al gioco si attua all'origine del bello nell'animo umano ,l' uomo deve giocare con bellezza e solo nel gioco è veramente uomo." 47 Così in pieno pre-romanticismo si era ritornati al concetto pedagogico espresso da Platone che alla ginnastica alla poesia ed alla musica aveva destinato il compito di preparare l'anima alla temperanza ed all'amore del bello. Chi riuscì in campo pedagogico ad essere il tratto d'unione tra il concetto ruoussoniano di attività ginnica ed lo spirito scelliniano fu colui che è da considerarsi il padre dello sport moderno. In un Inghilterra già vittima dell'industrializzazione sfrenata, intelligentemente Thomas Arnold 48 direttore della locale scuola di Rugby elaborò un programma nel quale l'educazione morale recuperava l'antico prestigio facendo dissolvere l'intellettualismo. La cultura veniva esaltata per la possibilità dell'uso pratico ( a modello roussoniano); fortificava il carattere e dava una impronta al comportamento. Egli inserì lo sport nelle attività scolastiche extracurriculari valutando appunto il contenuto morale di tale intervento. Per Arnold i giochi sportivi non solo potenziavano la forza fisica ma praticati nel rispetto delle regole, rafforzavano il coraggio, la lealtà, in generale la disciplina . Attraverso la competizione fisica , o la collaborazione , nel caso del gioco di squadra, si acquisiva il self-control. Arnold contando sulla tradizionale ammirazione inglese dell'autonomia personale, lasciava ai giovani il diritto di organizzarsi e decidere su come organizzarsi e su cosa fare. Così un altro valore della cultura inglese il self-government poteva esprimersi senza restrizioni ed insieme con la lealtà ed il fair-play, tratti di comportamento che costituiscono l'etica sportiva; veniva legittimato sul piano pedagogico. Arnold ha così allargato l'idea della utilità dei giochi: se prima erano accettati per ragioni sopratutto igieniche da ora possono vantare una dignità educativa ed etica . Dopo i valori di : sacralità, di formazione fisica personale,di ponte fra mente e corpo spazio di formazione morale ora può vantare un valore più ampio. Si passa con Arnold così dal gioco alla definizione di sport moderno. "Gioco o esercizio fisico praticato per diletto o esibizione , (concetto schilleriano) ... quell'insieme di attività competitive e non ,atletiche, e delle attività connesse." Si andava così a trasformare il gioco solitario ed anonimo in un sociale scambio di"agiti" in contesto prestabilito dalla"sostanza" della prestazione fra pari dignità giocando secondo le regole, nell'assoluto divieto di violarle.49 Ed è da questo punto, definito il concetto corretto di attività sportiva moderna che si può iniziare il progetto di lavoro in chiave clinica.

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